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Perché Fagioli voleva lasciare la Juventus: dalla gestione di Thiago all'occasione Fiorentina
Sulla giostra di emozioni enormi, contrastanti. Dopo aver trascorso la metà a guardare gli altri, è arrivato l'Europeo e poi c'è stato Thiago Motta. Sembrava l'allenatore giusto per dargli spunto e soprattutto minutaggio. E' diventato poi il suo primo motivo nel voler salutare.
La gestione di Fagioli
Nicolò Fagioli saluta la Juventus e va alla Fiorentina, ma non lo fa solo per giocare di più. Attorno al centrocampista è stata costruita la narrativa della resilienza, del rialzarsi dopo una caduta, quando alla fine voleva solo resettare e ripartire. Negli ultimi mesi Fagioli è diventato l'ombra di ciò che era, e soprattutto di ciò che avrebbe potuto fare. Essere. Diventare. Lipsia è stato il momento più alto, le partite successive quello più basso. E dopo la gara con l'Inter, a San Siro, qualcosa si è inevitabilmente spezzato.
"Fagio" pensava a quel punto di aver raggiunto lo status di irrevocabile, di titolarissimo, di elemento cruciare per la squadra. Poi si è reso conto che era lì per l'assenza di Thuram e il momento di appannamento di Locatelli, gli alfieri dell'equilibrio di Thiago. L'ha presa male. Ne ha sofferto. E non ha provato a ribaltare la situazione, ha bensì maturato l'idea di crescere altrove, come una pianta che si sposta cercando il sole. Motta gli ha dato qualche - pochissime - chance, nelle 5 ultime partite giocate ha raccolto 22 minuti, meno di 5 a gara, più tre panchine da 90 minuti.
Firenze, che ha saputo essere già casa di Kean, può diventare presto pure la sua. Nicolò ha chiesto spazio, e tempo. Vuole dimenticare tutto il percorso precedente, costruirsi una strada nuova. Palla al piede. E addio panchina.
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