'Quando sono passato alla Juventus venivo da tre anni all’Udinese: lì c’erano tanti attaccanti, io ero uno di quelli ma facevo pochi gol e quindi mi sono dovuto riadattare. La dote più grande che mi riconosco è quella di essere stato bravo a reinventarmi, mettere giù la testa e ricominciare daccapo. Sono arrivato alla Juve dopo tre anni importanti all’Udinese grazie ai quali ero riuscito a raggiungere anche la Nazionale. La Juventus era l’occasione della vita, mi son detto: “ci ho messo tanto per arrivare qua, finché ce la faccio dò tutto quello che ho”. Il primo anno con Delneri non feci male, la stagione andò in maniera negativa, ma i tifosi si legarono a me perché vedevano che mettevo tutto quello che avevo in campo. Delneri chiedeva un gioco dispendioso perché voleva che il quarto di centrocampo facesse il quinto di difesa e per ripartire c’erano 100 metri di campo da fare'.
Pepe ricorda la Juve di Delneri: le parole
Nell'ampia intervista rilasciata ai microfoni di Legends Corner, l'ex calciatore bianconero, Simone Pepe, ha parlato anche della Juve di Delneri.
'Quando sono passato alla Juventus venivo da tre anni all’Udinese: lì c’erano tanti attaccanti, io ero uno di quelli ma facevo pochi gol e quindi mi sono dovuto riadattare. La dote più grande che mi riconosco è quella di essere stato bravo a reinventarmi, mettere giù la testa e ricominciare daccapo. Sono arrivato alla Juve dopo tre anni importanti all’Udinese grazie ai quali ero riuscito a raggiungere anche la Nazionale. La Juventus era l’occasione della vita, mi son detto: “ci ho messo tanto per arrivare qua, finché ce la faccio dò tutto quello che ho”. Il primo anno con Delneri non feci male, la stagione andò in maniera negativa, ma i tifosi si legarono a me perché vedevano che mettevo tutto quello che avevo in campo. Delneri chiedeva un gioco dispendioso perché voleva che il quarto di centrocampo facesse il quinto di difesa e per ripartire c’erano 100 metri di campo da fare'.
'Quando sono passato alla Juventus venivo da tre anni all’Udinese: lì c’erano tanti attaccanti, io ero uno di quelli ma facevo pochi gol e quindi mi sono dovuto riadattare. La dote più grande che mi riconosco è quella di essere stato bravo a reinventarmi, mettere giù la testa e ricominciare daccapo. Sono arrivato alla Juve dopo tre anni importanti all’Udinese grazie ai quali ero riuscito a raggiungere anche la Nazionale. La Juventus era l’occasione della vita, mi son detto: “ci ho messo tanto per arrivare qua, finché ce la faccio dò tutto quello che ho”. Il primo anno con Delneri non feci male, la stagione andò in maniera negativa, ma i tifosi si legarono a me perché vedevano che mettevo tutto quello che avevo in campo. Delneri chiedeva un gioco dispendioso perché voleva che il quarto di centrocampo facesse il quinto di difesa e per ripartire c’erano 100 metri di campo da fare'.