commenta
L'ex giocatore della Juventus Simone Pepe si è raccontato in un'intervista a gianlucadimarzio.com: “Ho giocato in Serie C, poi altri due anni in Serie B. Posso dire di aver fatto la gavetta e i sacrifici che ne derivano, per poi ritrovarmi alla Juventus, fino alla finale di Champions League. Una società che ti insegna cosa vuol dire avere una mentalità vincente”.

ALLEGRI - “Guardo Allegri in panchina e ripenso al modo in cui è arrivato alla Juventus. La partenza di Conte è stata un fulmine a ciel sereno, ma dopo 24 ore era già tutto risolto. Ripetere il lavoro di Antonio sembrava impossibile. invece siamo arrivati in finale di Champions League: lì capisci con chi hai a che fare. Lo comprendi dalla rapidità con cui la dirigenza è arrivata alla soluzione ideale. Conte e Allegri sono stati l’opposto, ma allo stesso tempo perfettamente funzionali per due obiettivi differenti. Il primo ci ha reso grandi, il secondo consapevoli di esserlo”.

CONTE - “Considerando il momento che vivevamo, Conte era davvero l’allenatore giusto al momento giusto. Con lui arrivarono Pirlo, Vidal, Vucinic e Lichtsteiner. Un fenomeno e gli altri tre già forti e pronti per il definitivo salto di qualità. Nello spogliatoio Antonio mise subito in chiaro una cosa: o facevamo come diceva lui oppure chiunque sarebbe rimasto fuori. E il discorso valeva anche per uno come Pirlo. Lo vedete il campo? Ecco, per gli avversari deve essere in salita, ci ripeteva prima di scendere in campo. Dopo 30 secondi di gioco era già lì che urlava e ci richiamava, dimenandosi per farci riconoscere i nostri errori. Il giorno dopo la partita ci mostrava dei video per farci capire dove saremmo dovuti migliorare e ogni tanto qualcuno si opponeva per dire la sua. A fine riunione, però, la storia era sempre la stessa: eravamo tutti convinti del fatto che avesse ragione lui".

LA DIFFERENZA - "Allegri cambia? Com’era giusto che fosse. Conte doveva costruire, Max era lì per consolidare una base già forte. Ci diceva sempre che eravamo forti, che ci voleva determinati, ma sopratutto pazienti e ordinati. Se sbagliavamo un gol, dovevamo restare e calmi e prepararci a un nuovo attacco. Conte, al contrario, in quei casi diventava una furia…".

PIRLO - “Il più forte con cui ho giocato, senza ombra di dubbio. Davanti a centomila spettatori, Andrea aveva quella naturalezza e tranquillità, anche nel tentare la giocata, che normalmente si vede giusto in allenamento. Visione di gioco pazzesca, tecnica incredibile". 

QUAGLIARELLA E BUFFON - "Fabio ha avuto una grande opportunità, con la Juve, ma si è fatto male in un periodo complicato, quando tutti i compagni di squadra erano in una fase di crescita continua. Rientrare al top in certe condizioni diventa difficile e solo adesso si parla di lui quanto si dovrebbe. Se a 36 anni ha fatto più di 20 gol in 30 giornate, ha segnato una doppietta con la Nazionale ed è uno dei migliori bomber in Europa, significa che nessuno può mettere in discussione la qualità del calciatore. E’ lo stesso discorso che vale per Buffon, che a 41 anni ancora gioca. Ci sono alcuni professionisti a cui basta accendere l’interruttore, poi tutto il resto viene da sé…”.