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L’ex esterno della Juventus Simone Pepe apre il libro dei ricordi con noi de Ilbianconero.com parlando della sua esperienza in bianconero ma anche del resto della sua carriera e della sua nuova vita da procuratore.

Lei che li ha avuti entrambi, che differenze ci sono tra Conte e Allegri?
“Con Conte si è lavorato più a livello tattico, Allegri è stato più bravo a gestire il gruppo”.

Che allenatore è Conte?
“Grande, sotto tutti i punti di vista. Anche all'Inter ha riplasmato l’ambiente, ero a San Siro lunedì e c’erano 65.000 persone, chi non aveva reso al massimo negli anni scorsi ha fatto una grande partita. Non è mai facile vincere, il Lecce ha fatto una buonissima partita. Per lo scudetto la Juve è favorita sa come si vince, ha vinto per tanti anni ed ha una corazzata, ha una squadra fortissima. Le altre si stanno attrezzando per mettere un po' in difficoltà i bianconeri. Inter e Napoli sono migliorate, sarà una corsa a tre”.

Che effetto le ha fatto vederlo esultare con i colori nerazzurri?
“Ha vissuto per tanti anni alla Juve, è normale che fa un effetto strano perché è stato per 30 anni in bianconero. L’effetto strano l’ha fatto un po' a tutti. Ora è all’Inter e quando entra in un progetto lo fa 100%, è il primo tifoso della sua squadra ma è normale che a un tifoso juventino dia fastidio. Lo stesso vale per Sarri, devi dare il meglio per il progetto in cui sei. Tutti vorrebbero stare nella squadra per cui tifano ma ci sono anche altre situazioni. Il calcio ci ha insegnato che oggi sei in una squadra e domani non lo sai”

E a lei sarebbe piaciuto giocare tutta la carriera alla Roma?
“Ho giocato 10 anni nel settore giovanile, è normale che sognassi di giocare lì ma la mia carriera si è sviluppata in un certo modo e ad oggi sono più che contento di aver fatto quello che ho fatto in piazze importanti come Udine e la Juve. Ad oggi è andata meglio così”.

Le manca il campo?
“Un po' si, gioco a calcetto con gli amici senza esagerare perché ho qualche residuo dall’infortunio ancora c’è. Mi piace andare a vedere le partite, faccio il procuratore, ho qualche ragazzo ma non ne parlo mai. Sono stato dall’altra parte e so come funziona, non vanno caricati di pressioni. Mi piace questo lavoro c’è da fare, è un altro mondo. Per 15-20 anni siamo stati in una campana di vetro, qualsiasi problema veniva risolto dalle società, ora questo è un altro mondo ma mi piace e lo faccio con passione”.

Lo scudetto più bello con la Juve?
“Come tutti i tifosi juventini credo che il primo sia qualcosa di inaspettato, da pelle d’oca. Nessuno ci avrebbe scommesso una fiche e abbiamo vinto lo scudetto senza mai perdere, ci è mancato l’ultimo sprint della Coppa Italia, sarebbe stato un capolavoro"

Come era la vita in quello spogliatoio?
“Conte nello spogliatoio è un allenatore che ti porta il motore a 300 giri e di fa dare tutto in partita, è bravo a caricare prima della partita. Tanti fanno discorsi campati per aria, a lui arrivava da dentro per noi con Pirlo è stato fondamentale, hanno cambiato la squadra, uno allenatore e uno allenatore in campo. Era un fenomeno e ha spostato gli equilibri”.

Ricorda qualche aneddoto in particolare?
“Ce ne sono tanti anche perché il bello è stato cavalcare un anno dove ci siamo trovati a lottare con il Milan che sulla carta erano meglio di noi. Pirlo era dato per finito, Vidal era un grande giocatore ma nessuno lo conosceva a fondo. Aveva fatto bene in Germania ma in Italia era ancora da testare. A Trieste è stata una gioia incontenibile, nello spogliatoio c’era gente incredula per quello che era successo, sono cose che ti porti dentro e sono difficili da spiegare”.

Questa Juve è tra le favorite in Champions?
“Assolutamente, si è rinforzata, non credo però che basti la squadra forte per vincere la Champions. L’altro giorno leggevo l’intervista di Khedira che è un giocatore straordinario e diceva questo: ‘Non basta avere la squadra forte ma la Juve non può nascondersi’. Non si può dire il contrario, forse è la Juve più forte di sempre, ha due squadre. Io penso che ogni allenatore vorrebbe avere questi problemi di abbondanza. A Napoli Sarri non aveva una rosa così completa, ora ci sono 20 giocatori sullo stesso livello. La stagione è lunga e ci sono tante situazioni”.

In Serie A ci sono giocatori simili a lei?
“Penso Candreva, ha un buon cross, uno spunto simile al mio, mi può somigliare. Tra i miei ragazzi penso che sia importante l’impatto noi siamo cresciuti in un’altra epoca, nell’altra epoca c’era più rispetto dentro lo spogliatoio, ora i ragazzi tendono a diventare grandi prima di esserlo. Io posso parlare con loro perché ho fatto tutto dalla c alla nazionale, io ho vissuto certe situazioni. A volti era meglio un po di nonnismo. Ho giocato a teramo con gente di 35-6 anni e tu arrivi a 18 che ti sei sempre allenato a trigoria col campo tutto preciso, arrivi li e c’è il campo di terra, devi essere intelligente ad adattarti

Con quali ex compagni parla ancora?
"In questi giorni ho sentito Barzagli e Pirlo stamani. Barza si è preso una pausa per capire tutto, sono tutti e due grandi giocatori e grandi uomini".

Cosa pensa degli addii alla Roma, si aspettava De Rossi al Boca?
"Ho vissuto la Juve e il cambiamento fa parte di una azienda, nessuno di noi ha giocato gratis. Fino a quando stai bene fisicamente e vuoi dare qualcosa alla società nessuno ti manda via. A roma si vivono certe cose più intensamente ma alla Juve sono andati via Del Piero, Buffon, Marchisio. La verità più grande è che  la bravura di un azienda sta nel capire quando è il momento di cambiare. Ognuno fa le sue valutazioni. De Rossi l’ho sentito e ha fatto una grandissima scelta, io avrei pagato oro per fare una cosa così, andrò a vederlo molto probabilmente. La Roma può aver sbagliato il modo e i tempi ma la società fa delle valutazioni. Che Totti e De Rossi siano simboli di Roma nessuno può metterlo in dubbio, Totti lo vedrei direttore sportivo perché di calcio ne sa tanto".

E il suo addio alla Juve?
"Quando uno finisce la carriera non è facile capire quello che si vuole fare. Noi siamo stati 20 anni in una campana di vetro, è stato tutto bello. Siamo stati fortunati a poter fare della passione un lavoro. Io sono stato fortunato, fino a quando sono stato bene alla Juve sono stato ma dopo l’infortunio non mi aspettavo che la Juve mi rinnovasse il contratto. Entri in una condizione per cui devi essere al 1000 % e io non c'ero, sapevo che la juve non mi avrebbe rinnovato".