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È arrivato il gran giorno: Giuseppe Pecoraro, Procuratore Federale, torna davanti alla Commissione Antimafia. Proprio dal suo precedente incontro, secretato, era venuta fuori la clamorosa intercettazione che avrebbe provato i rapporti consapevoli e voluti di Agnelli con la 'ndrangheta. Intercettazione che prima è stata confusa con un'altra, poi è arrivato il momento della verità: "Non esisteva". Lo dice lo stesso Pecoraro davanti alla Commissione in questo modo: "Noi abbiamo dato quella interpretazione, perché da una frase sembrava ci fosse una certa confidenza tra Agnelli e Dominello, ma forse quella frase era del pm. Anzi, da una lettura migliore la attribuisco proprio al pm". Quindi nessuna intercettazione, Pecoraro ha riportato le frasi del pm.

Pecoraro, nel corso dell'audizione, nega poi di aver accostato il nome di Andrea Agnelli alla 'ndrangheta, e accusa anche la difesa della Juve di voler collocare l'incontro prima degli arresti per scagionare gli imputati. Rosy Bindi, presidente di commissione, gli rammenta che tale operazione sarebbe inquinamento delle prove, pertanto è un'accusa che non si può muovere. 

Il Procuratore prova poi a tornare sulla questione biglietti agli ultras. Secondo lui Agnelli ne aveva consapevolezza e tanto basta. Nel Penale, però, questa consapevolezza non è stata in alcun modo evidenziata. Manfredi, poi, si rivolge in maniera molto diretta, chiedendo, quindi: "Non esiste nessuna intercettazione che dimostri che Agnelli fosse a conoscenza dello stato criminoso di Dominello?". Pecoraro si vede costretto ad ammettere che no, non esistono. Ma poi aggiunge che non se la sente di escluderlo: "La mia comunque è una sensazione, non me la sento di escluderlo".

Si parla poi dell'accusa, quella sportiva, quella vera. Pecoraro: "Al di la delle intercettazioni, io mi occupo della gestione dei biglietti e abbonamenti. Se c'è in questa gestione una permeabilità della dirigenza juventina questa non riguarda me ma la Commissione Antimafia e la procura. Una cosa è certa: i biglietti sono stati distribuiti anche a persone legate alla criminalità. Tra chi dominava nel bagarinaggio degli abbonamenti e dei biglietti, e si parla di una cifra alta, c'era anche Dominello". "Sono qui - ha aggiunto poi - per integrare quanto detto il 7 marzo scorso. E anche nella speranza di chiudere le polemiche susseguite dopo quella data e di bloccare un processo mediatico inopportuno che non fa bene né alla giustizia sportiva né a quella ordinaria".

Si parla poi dei motivi del deferimento: "I motivi del deferimento sono vari: l'articolo 12 del Codice di giustizia sportiva dice che non è possibile il bagarinaggio, è un articolo preciso. La responsabilità è in primo luogo del presidente della società che era consapevole o comunque non ha vigilato sulla gestione dei biglietti. C'è una responsabilità diretta e una indiretta per essere rappresentante legale della società. A noi interessa la condotta antisportiva e di slealtà, questo concetto è nel Codice sportivo: un dirigente non può avere un certo tipo di comportamento". 

"Se le mie interpretazioni saranno accoglibili o meno verrà valutato poi - ha concluso -. La procura federale si è basata solo su atti dell'inchiesta 'Alto Piemontè e tengo a specificare che ciò che può non essere rilevante per giustizia ordinaria lo può essere per sportiva".

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