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Che cosa significa, esimio signor Procuratore Pecoraro: "Noi siamo per accettare il verdetto del campo"? Mi spieghi: forse che in qualche riposto anfratto c'è un opposto responso che si forma su una superficie diversa? Un tavolino, che so io? Magari con l'accompagnamento di qualche suggerimento che esce dalle tasche della giacca di quel Masaniello del suo sindaco o dalle carte azzeccagarbugliesche di qualche avvocato suo concittadino, che riempie il vuoto tra un'udienza e l'altra, ravvisando reati dove la clausola compromissoria non ne permette l'insorgere? Con il tono goduto poi di chi scopre l'America come se Colombo non fosse esistito o, peggio ancora, come di chi rivelasse la ”lieta novella” ad un popolo che vive nelle tenebre di un distorto “sentimento popolare”.

E lei, signor amministratore delegato Antonello, che nessuno conosce e che coglie l'occasione per emergere dall'anonimato, appena si gioca Inter – Juve! Mi consenta: che significa “...torti che tutto il mondo ha potuto vedere”? Mi riconsenta: girovagando tra i video di YouTube, mi sono imbattuto in quello di una televisione spagnola, nel quale due commentatori entusiasti continuavano a gridare Gooooooolll, “Partido espectaculàr”, con esclamazioni di stupore e di soddisfazione. Ovvio che in Spagna del doppio giallo a Pjanic interessi poco, come pure di due rigori a favore della Juventus o di quella spinta da caterpillar di Skriniar su Higuain. Vede, molto rispettabile amministratore delegato, essere parte in causa deforma i giudizi, ma la rassicuro: all'estero la gara di san Siro è stato uno spot per il calcio italiano, mica un'occasione persa, come da lei affermato.

Non so voi, ma per tutto ciò il sottoscritto non fa una piega. Come se non sapesse che era necessario ripassare sotto le forche caudine della disinformazione di parte, qualora si verificasse il serio “pericolo” (per gli altri) del settimo sigillo. Il sottoscritto resta tetragono ai colpi di… sventurati dal fegato ingrossato. Le sciagure sono ben altre, non scherziamo. Partire per “la mia grande avventura” a 44 anni e non sopravvivere ad una notte all'addiaccio, come è capitato alla figlia di miei cari amici bolzanini, vittima dell'amore per la montagna, ecco questa è sciagura, tremenda, devastante. Da cui ci si sente devastati perché senza domani.

Anche a Superga, come se fosse oggi 4 maggio, lo schianto non ebbe domani. E proprio questo fu il paradosso che li fece piangere da tutti, granata e non, sportivi e non, tifosi e non. Non era solo una squadra di calcio, il Torino di Valentino Mazzola era la promessa vivente che si poteva credere nel domani, che una vita meno sacrificata era possibile, che i figli avrebbero conosciuto una vita migliore. Tutto finito in un attimo, contro il pendio della collina e del muro demolito, in un buio cielo come solo a Torino e come solo di maggio. Mentre scrivo, sta piovendo ed il cielo è nero, come in quel 4 maggio, nessuna novità. Per chi respira la città dalla nascita, la data di oggi non può passare ignorata, messa in tasca come un fazzoletto facendo finta di niente. La dignità e l'orgoglio di un torinese affiora al di là del tifo e dello schieramento, lo stesso sentimento di “pìetas” che rilancio nel campo avverso nel ricordo delle vittime dell'Heysel. Bontà loro.

Vi rendete conto, egregi Procuratore ed Amministratore Delegato, quanta distanza divide le signorie vostre dall'onore dello sport e dalla sua nobiltà? Se vi può consolare, sappiate che siete in compagnia di un esercito di zombi viventi, che si riesumano ad ogni battito di antijuventinismo. O forse voi siete inglobati tra i tanti Mangiafuoco che manovrano i fili? Ogni risposta sarebbe pura retorica.