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"Di Sara Gama dal primo giorno mi ha colpita la sua grande personalità. C'erano tutti i presupposti perchè diventasse il capitano della Nazionale" è certa Patrizia Panico che di maglia azzurra ne sa certamente qualcosa. Patrizia è infatti la giocatrice con più presenze in azzurro (204) condite da 110 reti, miglior marcatrice azzurra di sempre. Un percorso in parte condiviso con Sara Gama che nel tardo pomeriggio di ieri ha annunciato il suo addio alla maglia azzurra. Un viaggio tra ricordi, aneddoti ed emozioni. 
  • Ieri è arrivato l’annuncio ufficiale: Sara Gama lascia la Nazionale, si chiude un’era, tu hai vissuto una giovane Gama, cosa ti ricordi di lei? 
“L’ho vista giovane e poi abbiamo fatto una carriera insieme, anche da adulta in nazionale. Mi ha colpita subito la sua grande personalità anche quando era piccola, questo spiccava da subito. C’erano tutti i presupposti affinché potesse diventare il capitano della nazionale in futuro”.

  • Quando l’hai vista affacciarsi alla nazionale, ti aspettavi avrebbe scritto la storia azzurra? Se sì, cosa te lo faceva pensare?
“Mi aspettavo qualcosa di straordinario da lei. Poi analizzandolo oggi forse ha addirittura fatto qualcosa di più rispetto a quelle che potevano essere le aspettative. Molto di più rispetto a quello che tutti pensavano, è stata molto importante ed ha scritto la storia del calcio femminile anche fuori dal campo. Quelli erano aspetti che nessuno poteva immaginare, forse nemmeno lei”.
  • Ti sei trovata più volte Gama di fronte, che tipo di difensore è?
“Credo che l’abbiamo vista tutti. Difensore molto aggressivo, non molla mai. Gioca molto d’anticipo. Durante la sua carriera ha cambiato moltissimo sia modo di giocare che ruolo in campo. Ha avuto un’evoluzione quando è stata sposta a fare il centrale, lei partiva terzino. Quello che ricordo io sono sempre duelli molto combattuti e sportivi”.
  • Ti aspettavi potesse essere esclusa così dalle convocazioni al Mondiale?
“No, sono rimasta sorpresa. In quei giorni l’ho sentita, oltre alla fortissima delusione ho sentito una ragazza ferita”.
  • C’è un aneddoto che ti viene in mente su Gama? 
“Tantissimi. La sua forte personalità forse ha spaventato un po’ alcuni allenatori. Non ha avuto una carriera di profonde sinergie con i tecnici, a volte la sua forte personalità spaventa. Io con le giocatrici di forte personalità andavo molto d’accordo, per prendere in mano la situazione sono fondamentali. Anche da allenatrice penso sia sempre utile avere giocatrici cosi in squadra, trovano il coraggio di prendersi addosso la squadra e prendersi le responsabilità”.
  • Ti aspettavi potesse lasciare così le azzurre? 
“Mi aspettavo un’uscita dalla Nazionale diversa, forse proprio al Mondiale. Per chiudere un ciclo così importante il palcoscenico migliore sarebbe stato quello del Mondiale. Così non è stato e forse ha dovuto riflettere un po’ di più sulle modalità. In concomitanza con quello che la Nazionale le sta offrendo: sta giocando poco, viene sempre convocata ma l’utilizzo in campo è poco. Immagino che ad un certo punto abbia fatto una considerazione, lei ha sempre il senso di bene della squadra, probabilmente questo l’ha portata a questa scelta”.
  • A proposito di nazionale, in estate il tuo nome è stato spesso accostato alla panchina delle azzurre, cosa c’era di vero a riguardo? 
“Di vero in realtà niente. Era più un’idea di continuità logica di quello che si erano trovati in quel momento allenatrici senza contratto. Penso sia stato più quello che quello che effettivamente stava cercando la Nazionale. Non ho rifiutato nulla. La Nazionale è importante e ha fatto parte per tanti anni della mia carriera, non c’è stata l’opportunità”.
  • Hai sentito Gama da quando ha preso questa decisione? 
“No. Non ancora. Adesso starà vivendo momenti abbastanza emotivamente importanti, è giusto lasciarla tranquilla. Nei prossimi giorni ci sentiremo sicuramente”.
  • Chi secondo te a livello di leadership può sostituirla in uno spogliatoio come quello della Nazionale? 
“Penso ce ne saranno diverse, chiaro, sostituire una persona con un carisma simile è molto difficile. Elena Linari secondo me ha una leadership diversa rispetto a Sara ma ha quel senso di appartenenza del bene collettivo”.
 
  • La scorsa stagione hai guidato la Fiorentina al quarto posto in Serie A, credi che nell’ultima stagione il livello si sia ulteriormente alzato? 
“Non lo vedo diverso rispetto allo scorso anno. Anzi, forse lo scorso anno c’erano squadre “cadette” più fastidiose rispetto a questa anno. L’Inter è diversa rispetto allo scorso anno con Chawinga e Van Der Gratg, il Milan anche è diverso. Dal punto di vista tecnico tattico siamo simili allo scorso anno. Chiaro, il terzo posto in Champions rende il campionato più appetibile, combattuto. Garantisce una squadra che non molla mai”.
  • Eri tu l’allenatrice delle viola quando hanno fermato a Vinovo la Juventus dopo quella striscia lunghissima di vittorie consecutive, qual è stato il segreto di quella gara? 
“Il ricordo di quella gara è averla preparata in base alle nostre caratteristiche. Se a priori dovessi dire che avrei firmato per un pareggio nonostante la Juventus direi di no. Credevo nelle nostre potenzialità. Abbiamo letto bene la partita, esaltando le nostre doti. La Fiorentina aveva voglia di confrontarsi con le big ed è uscita una bella partita, aperta a qualsiasi risultato, con un fascino speciale. Per l’andamento del campionato che stavamo facendo poteva essere una sorpresa”.
  • Lo scorso anno hai detto che Federica Cafferata avrebbe dovuto ancora crescere sotto tanti punti di vista, ora come vedi la sua crescita e ti aspettavi trovasse poco spazio nella Juventus?
“La crescita non si deve mai fermare, sicuramente allenarsi con grandissime giocatrici in un contesto come la Juventus sicuramente il trend è in crescita. Ha avuto poco spazio anche perchè secondo me la Juve è stata costruita per competere su più fronti e si è trovata con una rosa ampia ma senza Europa, di conseguenza lei ha trovato meno spazio. Dalla sua però non ha soltanto l’età ma una forte propensione al mettersi in discussione, a lavorare e a voler migliorare giorno dopo giorno, ha tutte le carte in regola. Quando si trova poco spazio non è semplice, io però non vivo la squadra tutti i giorni quindi non so dire se ne meriterebbe di più”.
  • Cosa ti ha colpita di Cafferata quando era al Napoli al punto da volerla alla Fiorentina? 
“La sua forte duttilità. L’ho presa dal Napoli dove aveva giocato molte partite come attaccante esterno. In alcuni frangenti l’hanno spostata dietro. Io in lei ho visto la duttilità del cambio di ruolo. Soprattutto ho visto una forte propensione al voler far bene. Le sue gesta sembravano spesso dettate dall’istinto, ho visto in lei ampio margine di miglioramento andandoci a lavorare sul contesto tattico”.
  • Dando uno sguardo alle nuove attaccanti emergenti c’è una nuova attaccante emergente che è Chiara Beccari, l’abbiamo vista anche da protagonista al Mondiale, pensi possa essere lei il futuro della Juventus?
 “Sì. La vedo già un’attaccante molto orientata alla ricerca del gol. Questo dovrebbe essere scontato ma non lo è. Le attaccanti italiane ultimamente segnano poco, lei è brava anche a legare il gioco. In lei vedo l’assidua ricerca del gol, segna sia distante dalla porta che in area di rigore. Queste sono caratteristiche che saranno certamente importanti per la nazionale e potranno esserlo per la Juventus. In questo momento sull’esterno ha più possibilità di andare uno contro uno e giocare fronte alla porta e si sente più sicura. Credo ci si possa lavorare molto bene facendola giocare spalle alla porta. Ha certamente grandi margini”.