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Un sms. Finito nelle mani sbagliate. Nasce così la storia di disamore tra Fabio Paratici e Beppe Marotta, raccontata nell'edizione odierna de Il Fatto Quotidiano da Paolo Ziliani. La storia? Un po' intricata, ma lineare. Parte dalla sera di Nordsjelland-Juve, è il 23 ottobre del 2012. Conte, squalificato, dà ordini ad Alessio in panchina attraverso il cellulare di Fabio Paratici. Messaggi che finiscono su telefonino di Gianluca Fiorini, agente Fifa. Paratici gli chiede l'indomani di non divulgare nulla, stringendo un patto legato da questo segreto. Fiorini aiuterà nuovamente Paratici, stavolta sul mercato: convince innanzitutto Morata a dire sì alla Juve (nonostante i dubbi legati dall'addio di Conte) e poi proverà a portare a casa il serbo Babic, seppur vanamente. 

L'ASTIO - Un'operazione saltata che suscita l'ira di Paratici, che avrebbe fatto un affare con un club amico come il Sassuolo. Da qui, l'atteggiamento freddo nei confronti di Fiorini, che quindi si rivolge a Marotta per rammentargli il ruolo avuto (e il compenso da ricevere) nell'affare Morata. Marotta, che voleva Immobile, gli racconta di non sapere. La reazione di Paratici è furibonda e fa scattare la molla delle denunce. Il 13 novembre, Fiorini chiede alla Figc l'autorizzazione a procedere per vie legali contro Paratici: non riceverà mai risposta. Stessa sorte per l'esposto presentato alla Procura Federale rappresentata da Palazzi. 

CONTRATTACCO - Riceverà però una denuncia per staling da parte di Marotta, alla quale seguirà una seconda alla Digos passata dal Commissario Carmine Massarelli. Nei primi mesi di gennaio, il procuratore Toso condanna Fiorini a 300 euro di multa: sarà assolto solo nel 2018. Marotta copre gli errori di Paratici e tira dritto. Ma il primo scricchiolio, di una grande amicizia, parte proprio da quel momento. Fino a CR7.