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Si dirà: sono solo voci. Ma fino a poco tempo fa non c’erano nemmeno quelle. Ora, una settimana sì, una no, lo danno in orbita Roma, sogno non poi così proibito della nuova proprietà capitolina. Stiamo parlando di Paratici. Una volta indiscusso protagonista del mercato, per alcuni è passato da brillantissimo dirigente a confuso prestigiatore. Era perfetto, come secondo, con Marotta stratega e ragioniere. Alla Juve si studiava, si facevano ipotesi, si identificavano nomi e Paratici partiva. Voli di notte, blitz dai quali tornava con “la preda”. Quel duo “padre-figlio” era considerato pressoché perfetto: cambiava l’allenatore, ma loro restavano, le vittorie arrivavano. Poi ci fu il “parricidio” e Paratici prese il largo da solo o meglio con l’ombra di Nedved a fianco.

QUESTIONE DI EQUILIBRI - I campionati sono stati vinti anche senza Marotta, però l’impressione è che si sia consumato un capitale, che troppi rinnovi siano stati sconsiderati, che i parametri zero (Ramsey, Rabiot) non si siano rivelati grandi occasioni. In fondo era così necessario sborsare più di 70 milioni per De Ligt e continuare a presentare una difesa squilibrata, indebolita da troppo tempo per quanto riguarda i terzini? La grande passione per la trazione anteriore (Chiesa è l’ultimo esempio) continua poi a lasciare un po’ in disparte il centrocampo, ancora  punto interrogativo.

LA CADUTA - Certo, i rinnovi spericolati non sono stati tutti farina del sacco di Paratici, ma la Juve dell’anno scorso si è rivelata la più discutibile tra quelle vincenti, il Covid ci ha messo lo zampino (comunque è così per tutti), la scelta di Sarri, condivisa con Nedved, non ha fruttato alcunché e la situazione finanziaria limita la libertà di manovra. Con la necessità di cambiare e di spendere, il Direttore sportivo (meglio di Chief Football Officer) si è ritrovato “la palla al piede” di troppi giocatori assai cari, ma poco appetibili. Così s’è dovuto inventare un mercato che ruota intorno a formule finanziarie. La legge della domanda e dell’offerta congiurava contro la Juve: non poteva vendere giocatori poco richiesti e dall’alto stipendio; doveva pagare molti soldi per quelli desiderati.

STRATEGIA OBBLIGATA - Ecco che allora si sono scelte due strade: alleggerimento e rateizzazione. Nel primo caso si tenta di risparmiare almeno le retribuzioni  di parecchi calciatori col prestito gratuito, visto che non si possono realizzare guadagni dalla vendita; nel secondo, si spalma un pagamento assai oneroso (Morata, Chiesa) nel tempo. In fondo, Paratici ha comprato soprattutto tempo grazie a numerosi “pagherò” e a parcheggi indirettamente retribuiti. In questo modo ha optato per un mercato che permette, sulla carta, di migliorare subito con pochi soldi immediati. Ma alla fine, il conto si rivelerà salato. Come si diceva un tempo, trattasi di finanza creativa, di calciomercato creativo.