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Per Fabio Paratici, dopo anni di lavoro dietro le quinte, questa è la prima estate da frontman sul mercato. Classe 1972, piacentino, Paratici è stato per anni il braccio destro di Beppe Marotta, con il quale ha costruito la super Juve degli ultimi otto anni. Nel 2018, il cambio di rotta e di destino è stato segnato dall'affare Cristiano Ronaldo. E' stato in quell'occasione che l'allievo ha preso il posto del maestro, prima durante la trattativa e poi in sede di presentazione di CR7. Quel che ne è seguito è già storia: a settembre 2018 Marotta lascia i bianconeri e Paratici, di lì a poco, diventa il capo dell'area sportiva del club. Dopo un mercato di gennaio interlocutorio, ora per lui arriva la prima grande prova da leader: il mercato estivo dei campioni d'Italia è responsabilità tutta sua. Famoso per non aver mai rilasciato interviste, da settembre in poi Paratici ha parlato e raccontato tanto. Ha svelato particolari inediti sull'affare che ha portato Ronaldo a Torino, ha parlato di Cancelo e di altri giocatori della rosa, ha parlato di Icardi e di altri eventuali obiettivi. Insomma, per essere un uomo mercato, per certi versi ha parlato anche troppo. Il Paratici che abbiamo visto ieri al Premio Football Leader invece è stato un Paratici diverso, 'vecchio stampo'. Ufficialmente in vacanza, apparentemente in vacanza, ha negato e non detto. Ha fatto, insomma, quello che prima di lui hanno fatto i dirigenti che si sono trovati a ricoprire il suo ruolo: Marotta e, prima di lui, Luciano Moggi, forse il massimo interprete dell'arte del dire e non dire, del depistare per poi piazzare il colpo, di mercato, a sorpresa. Già, perché le parole apparentemente innocue di Paratici di ieri nascondono un disegno ben preciso: ecco quale.

IL POST ALLEGRI - "C’è un range di allenatori che stiamo valutando. Abbiamo le idee chiare e stiamo lavorando. Non c’è un tempo limite, un po’ di tempo ci vuole, poi si saprà il nuovo allenatore?". In realtà la Juve le sue valutazioni le ha già finite da tempo, ma sta solo lavorando per liberare l'allenatore che ha scelto. 

CHIESA - "Sicuramente abbiamo una squadra competitiva, per quel che riguarda il mercato aspettiamo il nome dell'allenatore. Faremo le valutazione necessarie dopo averlo annunciato". In realtà i grandi club, e la Juve lo è, e i grandi dirigenti, e Paratici lo è, costruiscono le squadre al di là del nome dell'allenatore. Perché gli allenatori passano, mentre il patrimonio giocatori è un bene prezioso che prescinde dal nome del tecnico. E anche in questo caso, la Juve ha già scelto Chiesa e ha già il suo ok (cosa diversa, poi, sarà trovare un accordo con la nuova proprietà della Fiorentina).

MERCATO - "Mercato? Abbiamo una rosa molto competitiva, difficilmente migliorabile". Paratici invece sa bene che la rosa della Juve ha urgente bisogno di essere migliorata là dove età e infortuni incidono di più. Stiamo parlando soprattutto dei difensori centrali (serve un acquisto top) e del centrocampo (Khedira è a fine ciclo e il solo Ramsey non basta a completare un reparto che anche nell'ultima stagione ha mostrato limiti di quantità e qualità). E' lì che Paratici, fingendo di essere in vacanza, sa di dover intervenire.