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Al termine di Juve-Inter qualcuno ce l’ha fatta, è riuscito a fargliela dire. Servita su un vassoio d’argento, e dai e dai, Allegri non ha resistito, e dopo molti complimenti ai suoi ragazzi, ha dichiarato anche stavolta, forse per darsi ragione: “A volte il bel gioco non paga”. Ammissione innocua, direte voi, peraltro sostenuta dall’evidenza più amara e lampante: gli zero punti in casa, dopo una partita dominata in lungo e in largo. E invece è proprio qui il tarlo. La Juve ha giocato finalmente un’ottima gara, la sua migliore in assoluto di quest’anno, non c’è paragone con quelle col Villarreal.
Una Juve così, anziché allarmarla subito, anziché contaminarla con i residui di un’ideologia morta e sepolta, che contribuiscono a generare equivoci, dubbi e falsità, bisognava solamente applaudirla. Bisognava stare, per una volta, con tutt’e due i piedi dalla parte del bel gioco. E invece Allegri non ce l’ha fatta, evidentemente ha invidiato la partitaccia dell’Inter, il colpo fortuito con cui se l’è portata a casa. Ma in che senso non paga il bel gioco, scusate? Perché bisogna strumentalizzare ancora questo concetto? Come se giocare male, invece, pagasse sempre…