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Mai banale: Pablo Daniel Osvaldo si racconta in una lunga intervista al settimanale Fuorigioco, nella quale ripercorre le tappe principali della propria carriera, passata anche dalla Juventus.


NESSUN RIMPIANTO - "Rimpianti? Nessuno. Il pallone mi ha dato tanto e ne sono oroglioso, anche se poi ho capito che quella del calciatore non è una vita reale. Ho comunque giocato per tanti top club, con grandi campioni, ho indossato anche la maglia azzurra. E malgrado i 9 gol nelle qualificazioni non sono andato al Mondiale 2010 per ragioni che forse nemmeno Prandelli, allora c.t., vi saprebbe spiegare. E poi si è visto che figuraccia abbiamo fatto...".

LITIGI CON ICARDI E MANCINI - "Se rifarei la sceneggiata a Icardi? Troppo facile dire no adesso. Se non ci fosse stato Guarin a fermarmi probabilmente a Mauro davo un cazzotto in mondovisione. In quel momento ci stava. Poi Mancini fu costretto a chiedere la mia cessione, altrimenti avrebbe perso il controllo del gruppo".

IL PERIODO ALLA JUVE - "Poca Libertà? No è diverso, alla Juve sono stato bene, è normale che ti venga richiesto di rispettare certe regole anche per una questione d’immagine del club. Se non lo capisci, il problema sei tu".

L'ADDIO AL CALCIO - "Al calcio sarò sempre riconoscente. Ma le cose col tempo sono cambiate. In Argentina poi pressioni e pettegolezzi sono esasperati. A Buenos Aires non avevo nemmeno più voglia di uscire di casa. Allora a 30 anni ho detto basta, malgrado in Cina fossero pronti a coprirmi d’oro".

GLI ALLENATORI - "Gli allenatori a cui sono legato? Zeman, Pochettino e Conte. Antonio è il più grande, non solo a livello tecnico-tattico. Uno che ti dice le cose in faccia, ma che sa anche ascoltare. Se hai le palle, gli dici che non sei d’accordo con lui, ti manda a quel paese ma poi elabora e nel caso ti dà ragione. Non ha una panchina? Una sua scelta. Aspetta l’occasione giusta. Sarebbe stupendo se diventasse l’allenatore dell’Argentina. Almeno con lui torneremmo a vincere il Mondiale!".