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Orsato al CdS: 'Dopo una partita mi è stata assegnata una scorta per 7 giorni, ho avuto paura per i miei bambini'
Le parole di Orsato
IL VAR - "In Serie A la contestazione del tifoso verso l’arbitro si è alleggerita, lo strumento attenua la rabbia. Diciamo che la vita è migliorata, c’è meno astio".NELLE CATEGORIE INFERIORI - "Nelle categorie inferiori l’arbitro è un uomo solo e di questo dovrebbero tener conto tutti. Le parole nei campi di periferia sono macigni, le decisioni non sono facili. In quei campetti le offese verso un arbitro hanno un peso molto maggiore di quello che accade in Serie A. Cosa direi a chi attacca gli arbitri? Pensate a quei ragazzi e a quelle ragazze come se fossero i vostri figli. Vi piacerebbe se qualcuno li insultasse pesantemente, con cattiveria e senza alcuna ragione? Se sugli spalti si partisse da questa semplice riflessione, forse si guarderebbe l’arbitro con occhi diversi, riconoscendone il ruolo e il valore invece di trasformarlo nel bersaglio di ogni frustrazione".
PROVVEDIMENTI SEVERI - "La nostra associazione e la Figc hanno fatto grandi passi avanti dal punto di vista delle sanzioni nei confronti di chi aggredisce un arbitro. Io credo che si debba arrivare a punire l’aggressione ad un direttore di gara come si fa per chi si scaglia contro un carabiniere. Ci sono giovani arbitri che vengono picchiati per motivi futili e questa per me è violenza criminale. Bisogna essere severi. Purtroppo episodi di violenza si verificano sempre più spesso nelle stazioni, nei centri storici delle città, nelle periferie… Per questo è necessario che la famiglia torni ad essere un punto di riferimento importante".
UN BRUTTO EPISODIO - "Sicuramente il momento più difficile è stato quando, dopo una partita, mi è stata assegnata una scorta. Sette giorni di sorveglianza per me e la mia famiglia. Un arbitro sa di dover affrontare contestazioni, fa parte del gioco, ma quella volta era diverso: non ero solo io al centro della tempesta, c’erano di mezzo mia moglie e i miei due bambini piccoli. Il calcio dovrebbe essere passione, competizione, ma mai paura. Ecco, queste cose non dovrebbero accadere nel mondo dello sport. Perché quando il dissenso supera il confine del campo e diventa minaccia, significa che abbiamo smarrito il senso più autentico del gioco".
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