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Vlahovic torna a casa, per ritrovarsi. Missione: recuperare gol e sorriso. Dusan Vlahovic riparte dalla sua Belgrado per mettersi alle spalle il momento non felice che sta vivendo alla Juventus: zero gol per zero vittorie tra Serie A e Champions, con tante difficoltà e molta insoddisfazione nell'aria, perché uno come lui vuole sempre segnare e se non ci riesce rischia di perdersi, prima nella testa. E i numeri confermano: il Vlahovic della Juve finisce in fuorigioco il doppio delle volte di quello ammirato con la Fiorentina, ma anche stop, passaggi, movimenti si complicano e lo dicono i numeri. Così in campo non sorride più, ma sta tornando a farlo in Nazionale. "Lo vedo sereno, in forma", ha confermato il c.t. Dragan Stojkovic. E ancora: "E' il solito Dusan che lavora tanto ed è al top fisicamente. Poi voi in Italia siete abituati che uno come lui faccia due-tre gol a partita". 

IL RITORNO A CASA - E' tornato a casa, perché al momento è davvero a cinque minuti d’auto da Altina, sobborgo residenziale nel nord-ovest di Belgrado, dove da piccolo ha dato i primi calci al pallone. Sognava di fare il calciatore, mentre papà Milos e mamma Sladjana, spingevano per scuola e sport, con il calcio più arti marziali. Allenamenti a Justina Popovica, partite nel quartiere popolare di Zemun con i primi gol segnati, come riporta la Gazzetta. E da lì Nebojsa Pejovic, presidente del club da una vita, dice: «Lo chiamavamo il piccolo Van Basten. Ma quando entrò qui dentro la prima volta era alto così. Aveva sette anni, era molto timido, ci mise mezz’ora soltanto ad allacciarsi le scarpe. Un’iradiddio: prima partitella, quattro gol". Da lì in poi la scalata: Ofk, Stella Rossa e il Partizan con Milan Ristic: "Avevo già provato a portarlo da noi, ma lui aveva dieci anni e aveva seguito un amico all’Ofk o forse era andato lì semplicemente perché era più vicino a casa. Poi arrivò la Stella Rossa, che incredibilmente non sembrava credere molto in lui e allora io tornai subito alla carica, convincendolo che al Partizan eravamo sicuri delle sue qualità. Lo tenevo sul campo anche dopo l’allenamento a correggere i difetti. E lui non mollava mai, era una macchina già da bambino. In Serbia abbiamo sempre avuto talenti in grande quantità, ma spesso finiscono per perdersi. Dusan no, un ragazzino così giovane con la sua mentalità era merce rara ieri come oggi". 

Oggi Vlahovic sfida la Svezia in Nations League con l'obiettivo di risalire dal momento difficile, da riprendersi e tornare a sorridere, per poi riportare quella felicità anche alla Juve.