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Una premessa, doverosa: non è possibile iniziare questo articolo, come tutti quelli scritti in questi giorni, senza rivolgere un pensiero a Davide Astori, alla sua famiglia, ai suoi amici, alla Fiorentina, ai tifosi viola. Rivali in campo, vicini fuori. Ora più che mai.

Il calcio e la vita devono però andare avanti e, dopo una doverosa giornata di silenzio e riflessione, superare tragedie assurde e inspiegabili come questa. Riavvolgiamo ora il nastro e torniamo a sabato sera, intorno alle ore 19.48. Allo stadio Olimpico di Roma una brutta, bruttissima Juventus - molto probabilmente la peggiore della stagione - stava pareggiando 0-0 contro la Lazio, fino a una trentina di secondi dalla fine. Contemporaneamente, a circa 240 chilometri di distanza, fuori dal San Paolo di Napoli c'era chi - in diretta tv - esultava e godeva per quel pareggio, che avrebbe permesso alla "squadra che gioca il miglior calcio d'Europa" di staccare i bianconeri in classifica, portando a sei i punti di vantaggio.

OH NOOOOO - Invece, all'improvviso, Paulo Dybala ha deciso di regalare una giocata delle sue, una di quelle che gli venivano così facili a settembre, regalando tre punti dal peso specifico altissimo ad Allegri e strozzando l'urlo in bocca a una serie di tifosi e giornalisti napoletani: "È finita 0-0!". E via di baci e abbracci. Prima di una sorpresa: "No... ha segnato la Juve". A rimanere delusi, però, non solo gli spettatori accorsi a Fuorigrotta, ma anche la squadra stessa, annientata poi in campo da una Roma in un momento tutt'altro che brillante. Che dispiacere.

SARRI, CI SEI O CI FAI? - Ancor più goduriose dei 180 minuti delle due partite, però, sono state le parole con cui Maurizio Sarri ha provato a giustificare il crollo dei suoi: "La lotta scudetto riguarda solo la Juventus. Noi abbiamo avuto la forza di renderle la vita difficile, ma la Juve è di un altro pianeta sotto tutti i punti di vista, questo mi sembra palese". Verrebbe allora da chiedere all'illuminato maestro come mai abbia deciso di sacrificare Coppa Italia, Champions ed Europa League per qualcosa che già sapeva di non poter raggiungere. Forse, a fine stagione, qualcuno lo farà. Magari il suo presidente, a cui Sarri dovrà giustificare i mancati introiti dei possibili passaggi di turno in Europa.