Perché i suoi 31 milioni netti di ingaggio hanno poi portato a un'esplosione del monte ingaggi anche di tutti gli altri giocatori, vecchi e nuovi, inevitabile. Perché il suo atteggiamento sempre accettato e non solo sopportato, alla lunga ha sdoganato una sorta di liberi tutti a cui solo ora la Juve prova a mettere un freno: il perdono ai suoi “vaffa” poteva autorizzare implicitamente anche quelli dei compagni (vedi Higuain e Dybala), la sua fuga dalla bolla è stata accompagnata da altri sei bianconeri, le sue violazioni dei decreti sono state bissate anche da altri. Fino al fattaccio di villa McKennie, diventato improvvisamente il punto di non ritorno secondo la dirigenza bianconera che è intervenuta punendo pesantemente e giustamente l'americano, Arthur e Dybala. Che hanno sbagliato e per questo pagheranno, con Paulo che fin qui è l'unico ad aver chiesto scusa a tutti via social.
Ma al momento del “processo interno”, anche in una posizione di evidente difetto se si difendessero con un semplicissimo “però Cristiano...” avrebbero forse persino ragione o quantomeno non tutti i torti. Perché la linea anche pubblica, da Andrea Agnelli in poi, è sempre stata quella di chi dice che fuori dal contesto squadra ognuno è responsabile delle proprie azioni. Per McKennie, Arthur e Dybala, almeno in questa occasione non sarà più così. Se facessero notare “che però Cristiano...”, saprebbero una volta di più che la legge non è uguale per tutti. E che Ronaldo è Ronaldo. Perché non è vero che ste cose una volta non succedevano, ma una volta beccati i giocatori venivano puniti in maniera esemplare: poi è atterrato CR7 sul pianeta Juve e la storia è cambiata, almeno fino a oggi. Quindi forse sì, è tutta colpa di Ronaldo.
Ripercorri in gallery le punizioni esemplari della Juve di Agnelli prima che arrivasse Ronaldo.