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Dall’irrisione (con eccessi anche offensivi) all’aberrazione (lo sciopero del tifo, le minacce): la Juve sta attraversando un periodo estremamente delicato. Di più: fatidico.  La mazzata e gli strascichi dopo il Wanda Metropolitano hanno creato un permanente stato di tensione, che mette quasi in secondo piano l’incontro col Napoli. O meglio: l’ansietà è tale che il Napoli non aggiunge nulla. Allegri si rivela maestro nel tenere alta la concentrazione, ma tutto quello che si frappone tra oggi e la remuntada all’Allianz sembra destinato ad essere sminuito. In fondo, chi non scambierebbe una sconfitta all’ombra del Vesuvio con una sonante vittoria sull’Atletico? Abbiamo 13 punti di vantaggio, la squadra non è al meglio fisicamente e allora…

Allora è sempre meglio non farli questi calcoli, ma sembra difficile anche per professionisti acclarati e per una società cosi ben strutturata, non essere con la testa alla Champions. Intanto sarà bene smetterla con i “cupio dissolvi”. Questo è il momento di stringersi attorno alla squadra. Per le doverose critiche ci sarà tempo.  La Juve al ritorno può farcela? Sì e non solo perché Allegri dovrebbe far tesoro della lezione subita all’andata (magari infoltendo il centrocampo), non solo perché potrebbe rientrare qualcuno capace di saltare l’uomo come Douglas Costa, ma soprattutto, per un’ elementare ragione.
La Juventus, a questo punto, in Champions non ha nulla da perdere: meglio tentare l’impresa e abbandonare ogni calcolo. Non c’è più tempo. La mancanza di alternative sommata alla disperazione, conduce ad un destino obbligato: il coraggio. Il coraggio che, in questo caso, si può dare anche chi, manzonianamente, non lo ha.