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La Juve ha preso Sarri per dare spettacolo e regalare emozioni. Non per vincere un altro scudetto: per quello sarebbe stato più che sufficiente Allegri o un qualsiasi altro allenatore pragmatico e concreto. E’ stata una scelta coraggiosa, per certi versi, e anche comprensibile: cos’altro posso offrire ai miei tifosi per renderli soddisfatti se non un calcio entusiasmante e coinvolgente? Il ragionamento ci sta: se mangi sempre caviale alla fine rischia di annoiarti, devi trovare qualche variazione sul tema. Così, non potendo aspirare per il momento a Guardiola, si è puntato sulla sua copia italiana. L’obiettivo, però, è stato fallito.

La Juve vincerà lo scudetto per assenza di avversari, ma sarà il titolo meno emozionante tra i nove che il club ha conquistato dal 2012 in avanti (per l'ultimio manca poco ormai). Se ci pensate, in ogni altro campionato troverete qualcosa che ha fatto vibrare il popolo bianconero. Conte ha riportato il tricolore a Torino dopo Calciopoli (primo anno); ha dimostrato che c’era continuità nel progetto (secondo); ha infranto la barriera dei 100 punti (terzo). Allegri ha fatto vedere che si poteva vincere anche senza Conte raggiungendo pure la finale di Champions (primo anno); è partito con l’handicap e ha rimontato eguagliando il primato della mitica Juve del Quinquennio (secondo); ha costruito una formazione offensiva e spettacolare per impiegare tutte le sue stelle (terzo); ha superato il Napoli nel testa a testa più entusiasmante degli ultimi due lustri (quarto); ha introdotto Ronaldo nel nostro calcio (quinto).

C’è qualcosa di davvero entusiasmante, di nuovo se non di rivoluzionario, in questo scudetto di Sarri? Non ci pare. E non c’era nemmeno prima del Covid. La Juve vincerà quasi d’inerzia, dimostrando di essere - almeno in Italia - più forte di chiunque in ogni circostanza. Anche quando ha un allenatore “giochista” che non fa giocare bene una squadra piena di campioni.

@steagresti