commenta
Se il Torino funzionasse in sintonia con il resto delle sue aziende editoriali, Urbano Cairo sarebbe il presidente di una squadra che potrebbe tranquillamente lottare per lo scudetto e per un posto di prestigio in Europa. Al momento una situazione del genere è ancora relegata nel mondo dei sogni per la tifoseria granata, ma non si sa mai. Si tratta comunque della riprova su quanto e su come sia possibile essere grandi e abili imprenditori nel mondo del lavoro e nel contempo faticare per venire a capo di un’attività molto particolare come quella del pallone dove il più classico dei “due più due” non sempre fa “quattro”.

Urbano Cairo, proprio la scorsa settimana, è stato eletto come personaggio dell’anno a livello europeo in virtù della sua inarrestabile ascesa nel mondo dell’imprenditoria editoriale. Una classifica che, oggi, vede il suo “maestro” Silvio Berlusconi scivolato al quattordicesimo posto e che rende merito non soltanto al manager Cairo ma anche all’uomo Urbano, il quale si è fatto dal nulla arrivando da una modesta ma onesta famiglia dell’Alessandrino nella cui casa per cena, molto spesso, si mangiavano gli avanzi riciclati del pranzo.

Un “self made man” in piena regola che, dopo la scuola in Fininvest, ha cominciato a volare da solo facendo molta attenzione a prendere il meglio della filosofia berlusconiana e a lasciare ad altri le cose meno buone. Soprattutto la frenesia e lo smodato senso di onnipotenza. Oggi è possibile affermare con una certa tranquillità che Urbano Cairo si pone e si propone un poco come il “nuovo” Olivetti contemporaneo. Un imprenditore illuminato sicuramente decisionista e autorevole ma mai padrone autoritario.

Il suo Corriere della Sera, al quale sta per aggiungersi la nuove edizione torinese, è tornato leader per vendite e letture. Il canale televisivo de La7, soprattutto sul piano dell’informazione e della formazione, rappresenta certamente una gemma preziosa nel collier spesso fasullo e taroccato dell’editoria analogica o satellitare. Un autentico "dream team", composto da fuoriclasse come Mentana, Floris, Gruber e Formigli, ai quali Cairo ha aggiunto due autentici bomber assolutamente juventini come Giovanni Minoli e Massimo Giletti. Un poco come aveva fatto, a suo tempo, Berlusconi ingaggiando il bianconero “doc” Mike Bongiorno che risultò essere il suo colpo più fortunato. Ebbene con “Faccia a faccia” di Minoli e con “Non è l’Arena” di Giletti il presidente del Torino ha marchiato indelebilmente la sua azienda televisiva di juventinità. E proprio ieri sera, curiosamente, è andato in onda l’anticipo della prossima sfida tra Sampdoria e Juventus.  Fazio su Rai Uno, Giletti su La 7 Un altro gol “bianconero” per il “granata” Cairo.