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Allegri ha detto che Nedved ha fatto bene. Che in una situazione in cui fa corrente da tutte le parti, tanto vale aprire un'altra finestra alla quale tutti i curiosi possono affacciarsi. Metafora abbastanza emblematica di una situazione mutevole, e per questo di facile comprensione per nessuno. Sul tavolo, ora, si sa questo: la gestione tecnica dell'azienda Juventus, ossia le persone di Fabio Paratici e Pavel Nedved, non vogliono più Massimiliano Allegri sulla panchina della Juventus. L'ha raccontato con gli occhi il vice presidente, facendo cadere ogni sua parola in quella direzione. Finalmente, una delle più chiare. E da tempo immemore. 

BOTTA E RISPOSTA - E allora, a distanza di novanta minuti, abbiamo un primo ring in cui gli sfidanti non si nascondono. Da una parte c'è il ceco, il suo 'chi vivrà, vedrà' copiato dal figlio e dalle 'cattive' intenzioni della sua gestione; dall'altra c'è Max e la sua strenua difesa dell'operato, molto più che del posto. Sono persone intelligenti: per questo, martedì o quando sarà, non vedranno l'ora di dirsele in faccia. Di raccontarsi le criticità e i punti salienti del futuro. Perché se Nedved getta benzina sul fuoco, Allegri parla ancora da allenatore della Juventus. Disegna monti e schiarisce i prossimi paesaggi. Consapevole di non essere ancorato alla sua poltrona diventata trono, certo, però, che un po' di margine di manovra ce l'ha. Non foss'altro per tutto quello che ha costruito, per i mattoni pazientemente riposti, per i trofei pronto nuovamente ad alzare. Come andrà a finire? Nedved ha un'idea precisa. E ha dato la risposta più vera e concreta di tutte, seppur nella sua volatilità: 'Chi vivrà, vedrà'. Davvero.