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Il calcio genera conflitto, è inutile nascondersi. In parte, questo conflitto è anche ciò che anima il tifo. Certo, è bello quando gioca e vince la Nazionale e tutti si festeggia all'unisono, ma di conseguenza a quanti esultano, ci sarà sempre qualcuno deluso: si chiamano squadre, per l'appunto. E l'odio, almeno in senso sportivo, ha un suo valore, perché stimola e solletica la competizione, in un modo che il solo sport non riuscirebbe a fare. Fa parte del gioco, purché per gioco s'interpreti anche quel sentimento di avversione che si prova verso l'opposta fazione: che ne sarebbe degli sfottò agli amici, ai famigliari, se tutti tifassimo la stessa squadra?

La Juventus, in tal senso, è forse emblematica, in quanto squadra vincente e, perciò, catalizzatore degli odi altrui. Non solo dei tifosi, ma anche dei calciatori stessi. Specialmente di quelli che, nel corso della loro carriera, si sono trovati ad essere anche il simbolo di una tifoseria. Come Radja Nainggolan, calciatore belga del Cagliari che, specialmente negli anni a Roma, ma anche in seguito, non ha mai nascosto il suo "disprezzo" verso l'avversario juventino. Un giocatore che ha sempre diviso, per il suo carattere, ma che alle parole fuori dal campo ha sempre cercato di far coincidere anche l'atteggiamento dentro: sinonimo di lealtà, verso se stesso, anche se contrario ai colori bianconeri. 

Ecco, per questo oggi non esistono nemici. Nainggolan, almeno per oggi, non è l'antijuventino a cui farla "pagare" ogni volta che arriva allo Stadium. Dopo il dramma della moglie Claudia, colpita da tumore al seno, anche la nipote si è trovata di fronte a questa battaglia. E ha perso, ma non in maniera sportiva, contro un nemico che, a differenza di quelli che s'incontrano nel calcio, non conosce né colori né bandiere. E' il peso del dolore, è il peso della vita: ecco, la vita. Quella non è una partita di pallone. Non esistono nemici, non esiste odio. Anzi, in questo caso, odiare non fa parte gioco, ma lo distrugge. Per questo, bianconero o no, oggi Nainggolan merita tutto il rispettoso cordoglio di chi sa fare questa semplice distinzione, tra vita e pallone, tra realtà e divertimento.