Bisognava correggerlo e riprenderlo spesso, da calciatore: non era professionale, saltava gli allenamenti. Ma non riuscivo mai, nessuno riusciva, ad essere adirato con lui. Era spontaneo, faceva quasi tenerezza, quando ti guardava. Non ho motivo di raccontare altre cose, di aneddoti ce ne sono a iosa.
Ho sentito al telefono suo fratello Hugo. Ci siamo salutati, poi nessuno è più riuscito a parlare: ho pianto a lungo in quella cornetta. C'era tanta commozione, non servivano le parole. Quelle le lascio agli altri, ora sembra che lo conoscono tutti, è il mondo di oggi che porta a fare e dire queste cose. Il suo ricordo è quello di un uomo altruista, non ha mai rinnegato la povertà che lo aveva attanagliato. A Napoli sono tutti testimoni, ha sempre aiutato chi aveva bisogno. Questo era Diego, quando entrava in campo, sempre con il sorriso sulle labbra, amava ripetere: "Andiamo a vincere", e il cuore di tutti si apriva. E' stato un uomo, un personaggio vero, con tanti momenti difficili. Abbracciava la vita, in tutti i sensi: era ingenuo, folle, rivoluzionario. La sua rivoluzione era la forza che aveva nei piedi, lo sapeva e la metteva al servizio della gente. Mi mancherà".