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Mauro Tassotti parla a La Gazzetta dello Sport dei suoi ricordi da vice allenatore del Milan e in particolare di Zlatan Ibrahimovic: “Cosa pensai nel 2010 quando l’affare fu ufficiale? Ero non solo felice, ma di più. Aspettavamo tutti un giocatore di quel livello a cui aggrapparci perché venivamo da un momento particolare e l’ambiente aveva bisogno di qualcosa del genere. Lui fu una scarica di corrente per tutti. Il primo impatto? Forte, soprattutto in allenamento. Si vedeva che aveva una fame enorme di rivincita dopo il Barça, gli si leggeva negli oc­chi una cattiveria innata e nel linguaggio del corpo la voglia di sfida. Queste sono cose che ai compagni danno forza. Si è preso le sue responsabilità con molta naturalezza”.

SUI COMPAGNI DI IBRA - “Diciamo che, in generale, per loro non era facile. Zlatan è molto esigente con se stesso e usa lo stesso metro con gli altri. Ogni tanto urlava, in allena­ mento o in partita. Anche nel­ l’intervallo. E magari qualcuno ne soffriva particolarmente: sentiva l’urlaccio e si intimori­va. Diciamo che qualche compagno di reparto lo ha patito parecchio, anche perché lui aveva una predilezione per Cassano. Non era facile stargli vicino, ma c’è anche chi gli ha risposto per le rime. A quel punto lui accettava la replica, capendo di aver esagerato”.

IL RIMPROVERO DI ALLEGRI - “Se a me e Allegri è capitano di ‘cazziare’ Ibrahimovic? Certamente. E’ successo pure in Champions, in partite molto delicate. Per esempio con l’Ar­senal a Londra (ritorno ottavi 2011-12, 3­-0 per gli inglesi do­po il 4-­0 dell’andata, ndr), anche a fine partita. Comunque va detto che la percezione glo­bale nei suoi confronti era buo­na. Peraltro era uno che nello spogliatoio scherzava, e fra i suoi compagni di scherzi c’era Gattuso”.