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L’episodio sta facendo discutere e non poco, anche perché è stata l’occasione che ha dato speranza e carica al Milan per rimontare la partita. Al 61’, sul doppio vantaggio bianconero, l’arbitro Guida assegna un calcio di rigore ai danni della Juventus, in seguito ad un tocco di mano di Bonucci su allungo di petto di Rebic. Inizialmente, il direttore di gara giudica l’azione in maniera opposta, ammonendo l’attaccante croato per proteste, poi la chiamata del Var, l’on field review e la revisione della scelta, tornando sui suoi passi e fischiando in favore del Milan. Al di là del giudizio critico della scelta, quando Guida arbitra la Juve, l’allerta è massimo e lo dicono gli episodi.

IL FATTO - Il fatto scatenante risale al gennaio 2013, quando sulla panchina bianconera sedeva Antonio Conte e in dirigenza c’era ancora Beppe Marotta. In occasione di un Juve-Genoa terminato per 1-1 con reti di Borriello e Quagliarella, Guida fece infuriare i due con una direzione di gara giudicata ‘vergognosa’ da entrambi. In particolare, la rabbia e l’amarezza dei due fu scatenata per un fallo di mano non assegnato sul finale di gara, rigore che ‘l’arbitro non si è sentito di fischiare’. E non è l'opinione di tecnico e dirigente, ma l'ammissione che lo stesso Guida fece a Conte. Ieri la Juve ha vissuto un deja vù, questa volta senza polemiche post-gara, ma Bonucci se lo starà chiedendo ancora: “Dove devo mettere il braccio?”.