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Rigore o non rigore? Il dibattito sulla sbracciata fatale di Chiellini in Napoli-Juve è aperto. La nostra convinzione è che nel calcio di un tempo - nemmeno troppo lontano - quell’intervento non sarebbe mai stato punito, perché il contatto fisico era tollerato molto più di oggi; adesso invece la percezione è diversa, ogni volta che si allarga un braccio a protezione della propria figura si viene perfino ammoniti e in più c’è il Var, quindi è quasi inevitabile che un colpo del genere porti al rigore. Il problema di Pirlo, che se l’è molto presa per quel penalty, non è però legato all’intervento di Chiellini e alle presunte ingiustizie subite dalla sua squadra. Il problema di Pirlo è un altro: i punti in classifica.

Nelle prime 21 partite dello scorso campionato, la Juve del vituperato Sarri aveva 51 punti: 9 in più rispetto a oggi. E due stagioni fa, l’ultima squadra guidata da Allegri era addirittura a quota 59: ben 17 avanti in confronto a quella di Pirlo. La differenza è clamorosa, schiacciante. Addirittura inquietante se si pensa che la Juve non è più debole rispetto al recente passato, semmai un po’ diversa, ma ha comunque aggiunto calciatori importanti nel proprio organico avendone persi pochi.

Riprendiamo una frase di Pirlo dopo la sconfitta di Napoli: “Se avessero concesso a noi un rigore del genere, sarebbe successo di tutto”. La cambiamo così: “Se fossero stati Sarri e Allegri a viaggiare piano come lui, sarebbe successo di tutto”. Ma Andrea, forse per il glorioso passato juventino, gode di una sorta di immunità: a lui vengono perdonati insuccessi che per altri sarebbero stati intollerabili. Chissà se pagherebbe l’eventuale fallimento nella corsa allo scudetto dopo nove anni di titoli consecutivi.

@steagresti