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Viva gli spartiacque. Viva le gare che combattono le incertezze. Viva le consapevolezze e la fiducia, che sfociano in autostima e che hanno quel dono così raro di cambiare le sorti già pronosticate. Viva tutto e viva soprattutto Weston McKennie: l'arma in più di Andrea Pirlo, che ha scommesso su di lui più di quanto abbia concretamente fatto la stessa Juventus. Ecco, perché il prestito 'appeso', un po' così, insieme a quei 18 milioni che restano comunque da trovare per il riscatto, non aiutano di certo a trovare una collocazione fissa e stabile del percorso di West in bianconero. Eppure l'inizio è stato di costanza mentale, di personalità strabordante, di tutti gli elementi che Pirlo continua a fissare sulla tabella di marcia del gruppo. Il paradosso è vivissimo e appartiene alle infinite storie del calcio: è nato col dna Juve nel profondo Texas. E Torino s'è fatta casa sua con una naturalezza spaventosa. 

WEST SIDE - La grinta e l'ambizione, la garra e la tenacia. Quella di McKennie, contro il Barcellona, è stata una testimonianza di possibilità. E l'americano non ha avuto remore nell'ergersi da esempio, a partire dal derby e da quei 30 minuti che Bonucci ha fissato nella memoria storica della Juventus come fine ultimo di ogni aspettativa e riscatto. Ora sono tutti dalla parte di West, sulla West side che impone il cuore. Il primo a crederci però è stato Andrea Pirlo: l'ha schierato sin da subito, gli ha cucito un ruolo sulla trequarti che forse il giocatore non sentiva propriamente suo. Dunque, gli ha restituito la fantasia e l'abnegazione delle virtù da mezzala, svincolandolo dai classici compiti di ripiegamento e dalle storie di tackle e contrasti, di recupero palla e scarichi immediati. Gli ha dato le chiavi della fantasia, West ha risposto inventado sull'onda dell'emozione da prima volta. 

ZONA GOL - E che emozione, la prima volta al Camp Nou. Durata secondi, per carità. Ma con un filo impercettibile da guance rosse ed extra motivazione. Con un McKennie così, Pirlo risolve due problemi in uno: innanzitutto il pressing immediato sugli avversari, la famosa riaggressione che è punto cardine del credo del tecnico; poi, gli affondi e gli inserimenti in zona gol. In questo senso, con Ramsey sembra fondersi alla perfezione: ognuno ha la sua zona d'attacco e il suo cono d'ombra quando c'è da chiudere la porta e serrare le fila. Era un vecchio problema della squadra di Sarri, quello di non farsi vedere sulla trequarti o addirittura a riempire l'area: West lo risolve con una disinvoltura pazzesca, come fosse andare al mercato di sabato mattina. Ecco: ha fatto incetta di provviste per questo lungo inverno che l'attende. Sarà sempre al freddo, cioè in campo. Pirlo non può fare a meno di lui, neanche per un po'.