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Massimo Mauro, ex giocatore della Juventus e compagno di squadra di Platini, ha parlato alla Gazzetta dello Sport raccontando il momento in cui Platini si è sdraiato sul campo: «Era un’azione nata da un calcio d’angolo che ho tirato io, c’è stato un rimpallo, la palla è tornata a lui che poi fece quel numero lì. È stato uno dei gol più belli della storia del calcio, rimasto ancora più nella memoria perché è stato annullato: alcune volte il negativo delle storie le rende immortali. E poi quel modo di protestare, se così si può dire...».

Possibile raccontare Platini a chi non lo ha “vissuto”?
«Michel è fra i primi dieci della storia del calcio. Era quello che prendeva in mano le situazioni difficili, sempre. Diceva di passargli la palla comunque, anche quando sembrava marcato: “Tanto non c’è un momento della partita in cui io non lo sia”. Era il leader che migliorava la squadra. Era fortissimo quando rientrava a metà campo e poi lo trovavi sempre al posto giusto per segnare».

Giocava in una Juve decisamente migliore di questa...
«Senza alcun dubbio. Ma giocavamo un po’ come la Juve di Allegri, eravamo tutti consapevoli che dovevamo restare dietro alla linea della palla, essere corti, difendere bene. E avevamo davanti 4-5 giocatori di qualità tecnica superiore alla media: Laudrup, Platini, Serena che aveva nel colpo di testa la sua arma migliore, ma anche un ottimo sinistro. Immodestamente c’ero anch’io e poi Cabrini che era una vera ala sinistra: bravissimo a difendere, ancora meglio ad attaccare».

Dybala può ricordare in qualcosa Michel?
«Paragonarlo a lui è impossibile. Diciamo che la posa da sdraiato è stata perfetta, è stato capace di imitarlo perfettamente. Non è sminuire Dybala, che è bravissimo, ma Platini ha dimostrato di essere il migliore in semifinale mondiale, in finale di Coppa Campioni. Ha vinto tre Palloni d’oro, più volte è stato capocannoniere. Platini se la gioca con Maradona, Zico, Cruijff. Fra i dieci della Juve per me è il top».

Cosa può fare Paulo per avvicinarsi ai grandi?
«Dybala fra qualche giorno compirà 28 anni: a quell’età Michel vinceva il primo dei tre Palloni d’Oro consecutivi. Paulo ha giocato in Juventus più forti di questa, ha vinto campionati ed è arrivato in finali di Champions, ma senza essere mai la vera prima stella della squadra. È il momento di diventarlo, perché tutti gli diamo credito: ha qualità tecniche superiori alla media, bisogna salire dei gradini. Per essere paragonato ai mostri sacri deve diventare il giocatore più importante nelle partite più importanti. Finora non ci è riuscito».

Chi può ricordare, dei grandi juventini? Del Piero? Baggio?
«Del Piero no. Per me è una punta: giocherebbe alla grande con Platini. Forse più Baggio: costruisce i gol da solo, calcia benissimo le punizioni, può prendere palla indietro come il primo Roberto. E come fisico è simile...».

Con Paulo in ascesa la Juve può risollevarsi?
«Credo che un centrocampo con McKennie e Locatelli sia degno, ma non sufficiente per arrivare in fondo in Italia e Champions. Il futuro della Juve passa dal diventare una squadra a cui è difficile fare gol. Se non saranno un gruppo granitico sarà un anno faticoso».