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Claudio Marchisio ha parlato in una lunga intervista a Tuttosport: «È complicato perché il tempo stringe e nel calcio, alla Juventus in particolare, tutti vogliono i risultati subito. E gennaio sarà un mese decisivo perché se la squadra infila il filotto giusto di vittorie, allora rientra in modo netto nella lotta scudetto, altrimenti rischia di esserne tagliata fuori. Io continuo a pensare che la Juventus possa vincere, ma i rischi sono tanti. D’altra parte è stata una scelta coraggiosa quella di cambiare allenatore proprio in questa stagione». 
 
PIRLO - «Scelta sbagliata? No! Anzi... Dico coraggiosa perché in un’annata nella quale non ci si può allenare bene, nella quale non c’è tempo per svolgere la preparazione estiva, nella quale tutto è più difficile, anche le situazioni più banali, beh in tutto questo cambiare allenatore è un’ulteriore complicazione. Anche se credo che la decisione sia stata dettata dall’impossibilità di continuare con il precedente per via dei rapporti con la squadra. La scelta di Andrea però mi affascina molto. Il suo modo di vedere il calcio, qualcosa di inedito nella Juventus. Ha una visione interessante e intrigante, mi incuriosisce. Credo che lui stia scoprendo la squadra, ma anche se stesso come allenatore. Non lo ha mai fatto e per quanta esperienza si possa avere da giocatore, si passa in un’altra dimensione. La Juventus sta operando un cambio generazionale, il che è un’ottima cosa, e ha cambiato allenatore. Ovvio che sia necessario un periodo, non dico di transizione, ma di assestamento. Se adesso trovasse la continuità nei risultati, tutto potrebbe decollare. Ci vorrà grande unità di intenti nello spogliatoio». 

DYBALA - «Gli strascichi del Covid compromettono un po’ la condizione atletica, che è stata complicata anche dalla brutta infezione alle vie urinarie. Quando si affronta un periodo difficile sotto il profilo fisico, poi anche la testa ne risente. C’è un accumulo di ansie, pensieri negativi, pressioni che finiscono per appesantire le gambe. Lo vedete che non sono leggere come prima, no? Che Paulo non ha la serenità che servirebbe a un campione? Però so che è consapevole che deve ripartire da zero e sono sicuro che saprà uscirne alla grande. Non è diventato improvvisamente scarso, deve ritrovare quella leggerezza che gli consenta di inventare come prima». 
 
MORATA - «È incredibile la maturità con la quale si è ripresentato e non solo per i gol, ma per la qualità e lo spessore delle sue prestazioni». 
 
MILAN - «Che rivedo la prima Juventus di Conte. Non è la squadra più forte, ma sta dimostrando, anche nelle difficoltà, di avere uno spogliatoio duro, resistente, granitico. Anche quando manca Ibra riescono a stare uniti e portare avanti quello che lui ha insegnato. Sono segnali importanti. Maldini ha lavorato benissimo, Ibra è stato decisivo, Pioli si sta dimostrando un grande allenatore, ma è il gruppo che può fare la differenza». 
 
INTER - «L’Inter è la più strutturata per vincere. Lo si è visto nell’ultimo periodo, pur con prestazioni non all’altezza della rosa hanno vinto una serie di partite e i punti di distacco imposti alla Juventus iniziano a essere importanti. E sa qual è il segreto? La conferma di Conte, nonostante i casini estivi. Perché in una stagione come questa, la continuità tecnica è un vantaggio mostruoso su chi ha cambiato. Oggi Conte sfrutta le basi gettate l’anno scorso. Ho sentito Arturo (Vidal, ndr) dire che è cambiato rispetto a quello della Juventus, può darsi... A me sembra il solito, soprattutto quando punzecchia la squadra o l’ambiente con le sue dichiarazioni post partita». 
 
SCUDETTO - «La ripresa di Milano è un segnale importante per il calcio italiano e comunque, da spettatore, è un bello spettacolo perché tra gennaio e febbraio potrebbero esserci clamorosi colpi di scena. Occhio, in tutto questo, a dare per morta la Juventus. È sempre l’errore più grave che si possa commettere». 
 
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