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In principio fu l’incornata da centravanti vero che decise la Supercoppa Italiana contro la Lazio a Shanghai. Perché Mario Mandzukic era approdato alla Juventus proprio per questo: fare il centravanti, magari facendo dimenticare ai tifosi il sorprendente rendimento di Fernando Llorente, che di lì a qualche settimana si sarebbe svincolato dal club bianconero per trasferirsi al Siviglia. Non è mai stato uno spietato goleador, il gigante croato: la stagione più redditizia dal punto di vista realizzativo rimane la seconda al Bayern Monaco, con 26 reti siglate in 48 presenze totali. Il ruolino di marcia di Mario sotto porta è andato mano a mano calando dopo l’esperienza bavarese (20 gol nell’unica stagione con l’Atletico Madrid, 13 nella prima in bianconero, 8 finora in questa).


L'UOMO DEL TRIPLETE - Eppure, spesso si tende a dimenticare il peso specifico di Mandzukic per l’attacco della Juventus, anche spostato nel vecchio ruolo di ala sinistra (lo stesso rivestito con Steve McClaren ai tempi del Wolfsburg). Sacrificata sull’altare della grinta e dell’apporto in ripiegamento, l’importanza di Mario nella produzione offensiva bianconera è oggetto di rari elogi. Un valore di cui potrebbe parlare a lungo Jupp Heynckes, che con lui al centro dell’attacco vinse il Triplete nel 2012-13: l’ex numero 9 del Bayern, tra l’altro, siglò anche la rete dell’iniziale 1-0 nella finale di Champions League contro il Borussia Dortmund disputata a Wembley. Segnare gol pesanti, d’altro canto, rientra perfettamente nelle sue corde ed è un talento che Mandzukic - con il diminuire delle marcature complessive - ha affinato sempre di più. "Cerco di giocare con la stessa passione che i tifosi mostrano nel supportare la squadra", ha scritto su Instagram poco dopo il fischio finale di Juventus-Genoa. E i risultati si vedono eccome.


AMULETO - Alla Juve, come dicevamo, è iniziato tuttol’8 agosto 2015 in Cina contro la Lazio: gol dell’1-0, prima del raddoppio di Dybala, e bianconeri che sollevano la settima Supercoppa della propria storia. Poi è il turno del Manchester City, punito sia all’andata che al ritorno nei gironi di Champions League. Quindi Atalanta, Empoli, Palermo e Fiorentina, prima della sua unica (finora) doppietta juventina contro il Carpi. C’è un filo rosso che collega tutte le reti di Mandzukic con la Signora: quando segna lui, la Juve non perde mai. Un dato matematico, mai smentito e anzi ribadito in questa stagione da esterno d’attacco nel 4-2-3-1. Sampdoria, Chievo, Pescara, Siviglia, Atalanta e Crotone: nessuna squadra è riuscita a strappare un risultato dopo la zampata di Mario. Da ultimo è arrivato il capolavoro contro il Genoa, all’interno di una prestazione caratterizzata come al solito da grande corsa e sacrificio: basta dare un’occhiata alla sua heatmap per capire come il croato giochi praticamente a tutto campo. Ma evidenziare il suo lavoro in fase di non possesso non basta più a descrivere la sua completezza. Chiamatelo pure “il nuovo amuleto”: Mario Mandzukic, e i tre punti sono assicurati.