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Se Gigi Buffon avesse scelto di lasciare Parigi per trasferirsi, come gli era stato richiesto, a Oporto oppure al Barcellona non ho dubbi che su di lui sarebbero piovute un mare di critiche per la serie “egoista attaccato al denaro” disposto a scendere in campo fino all’ultimo respiro. Se Gigi Buffon avesse dato retta a quella vocina dentro che gli suggeriva di andare a chiudere la propria carriera nella squadra dove la sua scalata al successo aveva avuto inizio e cioè nel Parma, sarebbe stato oggetto di commenti certamente più benevoli ma anche carichi di facile retorica provocati sa una decisione piena di sentimento ma anche di sottile malinconia.

Se Gigi Buffon avesse stabilito che per lui era ormai tempo di dire un basta radicale e definitivo con il calcio giocato avrebbe fatto un torto più che altro a se stesso perché, specialmente per un portiere e per un atleta che ha avuto la fortuna di mantenersi fisicamente integro, la carta d’identità possiede un valore molto relativo. Il “fanciullino” che resiste dentro ciascun calciatore può continuare a sopravvivere e a divertirsi soprattutto se porta addosso la maglia numero uno. Sicchè, per onorare questo desiderio di militanza professionale, Gigi Buffon ha pensato bene di tornare a casa nella sua Juventus.

La stragrande maggioranza dei tifosi bianconeri ha accolto la “buona novella” con grande entusiasmo. Non poteva essere che così. Buffon si porta addosso le stimmate bianconere e rappresenta l’uomo illustrato con le immagini della Storia della Juventus. La sua gente aveva digerito con fatica la sua “vacanza-studio” con il PSG, ma certamente non avrebbe mandato giù il boccone semmai il portiere fosse finito in un’altra società italiana. La critica, al contrario della vox populi, non è stata invece troppo tenera con il portiere. Secondo alcuni commentatori e analisti la Juventus, con questa operazione nostalgia, si sarebbe andata a cercare dei guai e soprattutto li avrebbe creati al titolare polacco della maglia il quale gli aveva fatto da riserva. Mi permetto di dissentire con forza da questa teoria. Intanto perché Szczesny non è un pivello e sa perfettamente che il ritorno di Gigi non significa assolutamente rischio di concorrenza. Poi perché la presenza dell’ex rientrato rappresenterà un valore aggiunto, a livello emotivo e psicologico, per l’intero gruppo biancone. Si può essere capitani pe sempre, anche senza fascia al braccio se occorre.

Infine, ci sono quelli che l’hanno presa proprio male e si sono incazzati di brutto. I tifosi del Milan hanno voluto leggere nel ritorno all’opera di Buffon una sorta di provocazione e di oltraggio ai colori rossoneri e in particolare alla persona di Paolo Maldini il quale, a oggi e con 647 partite disputate, detiene il record di presenze in Serie A. Francamente faccio parecchia fatica nel pensare che lo scopo principale che ha spinto Buffon a tornare alla Juventus sia stato quello di raggiungere e di superare lo score del mitico capitano del Milan.

La vera ragione del ritorno a casa di Gigi è legata al suo stesso futuro professionale non più come giocatore ma come manager nella società che ha contribuito a renderlo grande mentre lui l’aiutava a sua volta a crescere. E per arrivare a tanto e non bruciare i tempi si può anche partire dalla panchina.  Se poi Buffon dovesse sul serio prendersi il record di presenze… beh non credo che manco Paolo Maldini, uomo di mondo e persona intelligente, se ne avrebbe a male. I record esistono per essere battuti.