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Dicono che nella vita sia possibile cambiare tutto, persino un amore o una fede politica ma non la squadra del cuore. Un teorema azzardato e forse anche superficiale che rivela un attaccamento ossessivo rispetto alle cose futili piuttosto che a quelle fondamentali. Eppure la figura del tifoso è perfettamente conforme a questa tipologia umana che sfiora la patologia. Non per nulla il termine tifoso trova la sua origine in quello di tifo che, cosa nota a tutti, è una malattia anche piuttosto grave. 

Se così fosse avrebbero motivi per preoccuparsi i componenti di quella marea umana made in Italy che, nella domenica senza pallone, si sono dedicati alla sacra partita delle urne e sono convinti di aver fatto gol offrendo l’assist per la vittoria alla nuova first lady del nostro Paese, in arte Giorgia Meloni, la quale tra un decina di giorni avrà l’onore e l’onore di formare il nuovo governo e di guidarlo nel mare della politica nazionale e soprattutto internazionale. E’ la prima volta che un compito simile spetta ad una donna e di ciò ci si può soltanto compiacere. 

Una svolta epocale, non soltanto di genere, largamente annunciata dai sondaggisti ma in particolare dalla tradizionale vox populi che, nei bar e nelle piazze, indicava come indispensabile un radicale cambio di rotta. Troppa, oramai, era la delusione per un centrosinistra imbalsamato nel sarcofago del dejà vu, di un centrismo voltagabbana, nel leghismo perso per strada, di un comunismo ridotto in cenere. Allora ecco non stravincere ma certamente vincere la sola speranzella di novità vera, tra l’altro battezzata dal curioso destino con la concomitanza della partita tra Ungheria e Italia e cioè con i due leader, Meloni e Orban, dichiaratamente compari di merenda ideologica. 

Tornando a bomba del discorso (la squadra del cuore che mai si può tradire), il ventisei per cento dei votanti che hanno premiato l’incorruttibile Giorgia dovrebbe riflettere con una certa preoccupazione sulla versatilità disinvolta della loro leader la quale da “lazialissima” (parola sua) in tempi non sospetti di coinvolgimento politico a così alto livello è diventata “romanista” a ridosso delle elezioni. Un po’ come se Boniperti, prima di essere eletto nel Parlamento Europeo, si fosse dichiarato tifoso del Milan del suo sponsor politico Berlusconi. Dunque, chi può aver paura Giorgia Meloni? Forse soltanto i suoi nuovi tifosi.