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Non è un regista puro, né una mezzala pura. Ma è proprio in questo che sta il suo punto di forza. Già, Manuel Locatelli è un uomo che non si candida a essere il fuoriclasse di un ruolo specifico, ma è quello che risolve problemi e normalizza situazioni con la sua "semplice completezza".

Non imposta come Xavi, non è dirompente come De Bruyne, non corre come Kanté... ma fa tutto in maniera ordinata e disciplinata, soprattutto senza paura di buttarsi dentro e di prendersi le responsabilità. Qualcosa che alla Juventus negli ultimi anni è mancato tremendamente, soprattutto a centrocampo: la personalità nel prendere in mano le situazioni.

Il mercato della Juve è incompleto, un altro centrocampista di qualità andava preso e non è arrivato. E quel senso di "coperta corta" non se ne andrà finché l'agognato innesto in mediana non arriverà nelle prossime sessioni. Ma almeno c'è un Locatelli che questa coperta può allungarla, ora da un lato ora dall'altro, e che quando al suo fianco potrà avere un Arthur a pieno regime (il brasiliano non sarà Xavi, anche lì, ma è l'unico regista vero in rosa) siamo pronti a scommettere che sarà il tassello mancante che farà la differenza tra una Juve in affanno e una Juve padrona del campo.

Sono bastate davvero poche partite per capire perché Cherubini ha penato tanto per strappare Locatelli al Sassuolo. Un po' come Chiesa, sono quei "giovani già esperti", preferibilmente italiani, di gran carattere, sui quali rifondare il dna Juve.