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Giusto un anno fa, come puntualmente abbiamo voluto ricordare nello spazio dedicato alle rubriche, Gonzalo Higuain stendeva l’Inter con uno dei suoi gol esplosivi e la Juventus vinceva lo scudetto allungando sul Napoli in classifica. Ieri a San Siro ci ha pensato, come sempre, Ronaldo a far tornare i conti almeno in pareggio di bilancio, per la squadra bianconera. Piccolo inciso per buona pace dei moralisti che imputano alla squadra di Allegri la responsabilità di prendere sottogamba queste ultime partite di campionato “falsandone” così il finale. Un processo alle intenzioni che, strumentalmente, non tiene conto di un dato fondamentale. Come si può chiedere a uno con la pancia strapiena di continuare a mangiare con la medesima voracità di inizio pranzo? Soltanto nel film di Marco Ferreri, la “Grande bouffe”, i protagonisti si ammazzano con il cibo. Puntualizzato ciò, torniamo a Higuain.

Un “caso” strano quello del giocatore argentino che, proprio a causa dell’arrivo di Ronaldo alla Juve, venne praticamente costretto a cambiare aria. Soltanto un anno fa era ancora il Pipita di nome e di fatto seppure con qualche amnesia ricorrente a lavori in corso.
Oggi il campione sudamericano si è trasformato in una patata per di più bollente tra le mani della società bianconera la quale è ancora proprietaria del suo oneroso cartellino oltreché gravata dal peso di uno stipendio che proprio tanto leggero non è. Cercasi acquirenti, dunque, possibilmente a titolo definitivo per poter risolvere una questione che potrebbe diventare anche economicamente molto svantaggiosa. Con questo spirito Paratici ha contattato il suo ex capo Marotta ricevendo, però, cortese ma risoluto rifiuto. Ora si vedrà che fare anche se non sarà semplice arrivare a una conclusione in grado di soddisfare pienamente tutte le parti in causa.

Il nodo principale di questa vicenda sta nel fatto che Higuain, dal giorno del suo distacco dalla Juventus, ha manifestato di essere nel pieno di quel processo fisico e mentale che solitamente viene definito “tramonto” professionale. Non per mancanza di impegno, di volontà e anche di quella rabbia agonistica che l’argentino ha sempre posseduto ma proprio perché a trentadue anni e dopo una carriera usurante ai massimi livelli è scritto che un bomber non sia più in grado di “sparare” come ai tempi del suo massimo fulgore e che davanti a sé abbia due strade: quella di procedere lentamente e malinconicamente verso il “cimitero degli elefanti” magari con qualche sosta remunerativa in Paesi calcisticamente emergenti ma ancora molto approssimativi oppure tentando di riciclarsi rivedendo se stesso e il suo ruolo ormai diverso da quello del passato. Una scelta difficile ma necessaria. Una scelta non da tutti. Anzi per pochi campioni anche pensanti.

Francamente, di primo acchito, mi viene in mente un solo esempio di campioni che furono in grado di allungarsi la vita professionale con intelligenza e umiltà al punto da entrare veramente nella Storia. Quello di Josè Altafini il quale, avendo appena un anno in più di Higuain, accettò con entusiasmo giovanile la “sfida” propostagli dalla Juventus e da Trapattoni trasformandosi da bomber a tempo pieno in jolly dell’ultimo quarto d’ora di partita. Un ruolo che, svolto con allegria a con felicità, gli consentì lunga vita e grandi soddisfazioni pratiche alla Juventus e ai suoi tifosi. Il tutto, ovviamente, per compensi economici ben differenti e ben distanti da quelli che Altafini aveva ricevuto al Napoli.

Perché un fatto del genere possa realizzarsi dovrebbe essere lo stesso Higuain a modificare radicalmente e interiormente il suo “personaggio” dopo aver riflettuto che per lui il tempo sta scadendo visto il suo rincorrere a vuoto il passato prima con la maglia del Milan e poi persino con quella del Chelsea allenato dal suo “padrino” Sarri. Non so, francamente, se ne avrà voglia o se troverà il coraggio e l’umiltà per attuare questa indispensabile metamorfosi. L’ultimissimo segnale, perlomeno, non è consolante. Higuain che si presenta alla festa per Luiz vestito alla Elvis Presley offre lo spaccato di un personaggio che si ostina nello stare aggrappato a una impossibile idea di eterna giovinezza. E così la Juventus si troverà obbligata a sbarazzarsi definitivamente di quello che fu il Pipita e che oggi è una patata bollente e anche molto costosa.