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Claudio Marchisio si racconta ai microfoni di Sky Sport. In un'intervista rilasciata a Francesco Cosatti, il centrocampista bianconero racconta i retroscena del suo addio alla Juventus e la sua nuova vita in Russia. Di seguito, ecco le sue dichiarazioni riportate integralmente da IlBianconero.com.

LA VITA - "Si vive bene. Cominciamo a conoscere anche la città. La mia vita quotidiana è cambiata poco, faccio le stesse cose che facevo in Italia. Qui il modo di vivere è diverso, ma ho la fortuna che i miei figli e mia moglie si sono ambientati subito. E viviamo godendocela al massimo". 

PROBLEMI - "La famiglia? E' con me dal primo giorno. Abbiamo vissuto tutte le problematiche delle prime volte. Dal supermercato alla scuola per i bambini. Perché vivere al centro? Volevo conoscere bene la città, vedere le persone. Giriamo tanto, io sono spesso in ritiro ma ho visitato alcune chiese e musei. C'è tanto da vedere qui, è una città con tanto verde e tanti parchi, si potevano fare bellissime passeggiate". 

NON E' STATO FACILE - "Ero alla Juve dal '93, a parte un anno a Empoli dove eravamo stati molto bene siamo sempre stati a Torino, con le nostre famiglie e gli amici vicino. 25 anni dopo, un cambiamento così. Anche i giorni prima di partire andavi a pensare a quale sarebbe stata la novità. La fortuna è stata arrivare al primo allenamento un gruppo che m'ha accolto benissimo e una società strutturata in maniera eccellente. Quel distacco lì non l'ho vissuto dal punto di vista lavorativo. Qui 6 milioni di persone, ma è tranquilla e sicura. Questi fattori hanno aiutato". 

CON IL DS - "Ho parlato con Ribalta, mi ha dato tempo per scegliere, abbiamo fatto tutto in fretta e c'era tutto il tempo per pensarci. Avevamo praticamente deciso quest'opportunità, ho quindi sentito Criscito, che è stato qui 7 anni e m'ha dato contatti. Siamo usciti qualche settimana fa, è stato di grande aiuto". 

PRIMA VOLTA - "Cos'ho provato? Emozione ed agitazione. Mi presentavo davanti ai nuovi tifosi e guardavo anche la mia famiglia davanti a questa prova. C'era la paura di quello a cui andavi incontro. Trascinati tutti con me in questa nuova esperienza. Ti guardavi intorno, eri felice, ma pensavi subito al 
futuro. Non vedevi l'ora di capire come sarebbe andata".

IL 10 - "Ho scelto la 10 per vari motivi, tra cui Ale Del Piero che era il mio idolo: ma anche per una questione di numeri disponibili. Non avrei mai chiesto l'8, ma ho preso il 10 per l'affetto e i ricordi. Ho un ruolo diverso da quel numero, ma c'era un legame e ho avuto la possibilità".

GRAZIE AI FIGLI - "Grazie ai miei figli, li vedo sereni e felici, la vivono in maniera diversa, senza preoccupazioni. Non ci hanno mai chiesto di tornare a casa, ma loro hanno lasciato degli amici e ne hanno fatti di nuovi con una cultura diversa". 

NEL 2008 - "Avevamo giocato nel 2008, c'era qualcuno che oggi gioca ancora con me. Li ho affrontati con la Juve". 

ALL'ESTERO - "Più rilassante, vivere la propria quotidianità all'estero è come una persona normale. Questo è un aspetto positivo, sono qui e mi godo questa nuova esperienza. L'obiettivo? Vogliamo vincere. Continuo a ragionare in questo modo. Vogliamo vincere il campionato". 

DECISIONE GIUSTA - "Volevo andare in una nuova squadra per giocare di più, non ho rimpianti e la voglia di continuare a giocare e vincere è ancora tanta. Nello spogliatoio con Chiellini e Barzagli - abbiamo un rapporto diverso, abbiamo condiviso tanto - ne avevo già parlato. Loro ascoltavano le mie idee e le mie apprensioni. Ora pensiamo al presente, qui tutti vogliono vincere". 

ESPERIENZA - "Voglio dare quello che ho accumulato alla squadra, sto cercando di capire il gioco che c'è qui in Russia e le abitudini che hanno giocatori e staff".

CAMPIONATO RUSSO - "Molto più fisico, si corre molto e si sopperisce al disordine tattico. Lo spogliatoio è strano: a volte ci sono battute che non capisci, devo chiedere la traduzione..."

LA JUVE - "Sempre la più forte, mancano tante partite ma ha una rosa incredibile. La differenza la fa sempre la fame di vittorie, è vero che è più strutturata ma anche le altre si sono rinforzate. Però nessuna può reggere i bianconeri. Ronaldo? Ha portato la professionalità. Entrava in un gruppo con grandi campioni, ma lui è il più forte e ha fatto vedere la consapevolezza e la forza. Ha dato tanto. Torno ad essere "solo" un tifoso, ragionavo prima in maniera diversa. Sono juventino dalla nascita, oltre all'affetto nei loro confronti, la seguo perché qui siamo tutti juventini". 

NAZIONALE - "Spero in una chiamata, gioco e sono un professionista. La Nazionale sta affrontando un periodo difficile, Mancini deve fare le sue scelte. Se chiama? Io rispondo".