E chi l'ha vissuto lo racconta così: "Non potevamo pensare che l’Inter avrebbe perso, è una grande squadra e ci stava che contendesse lo scudetto con noi - spiega Nicola Amoruso nelle parole riportate da Tuttosport -. Non eravamo preparati e fu un momento molto particolare quando realizzammo di aver vinto lo scudetto. Dall’incredulità all’esultanza: sono istanti che resteranno per sempre nella testa di tutti coloro che quel giorno c’erano. L’Inter accusò momenti di calo e all’ultimo turno subì un passo falso incredibile. E noi vincemmo uno scudetto diverso da tutti gli altri. Ricordo il magone quando arrivammo allo stadio, perché pensavamo che i nerazzurri avrebbero vinto facilmente. Quel tricolore, alla fine, fu meritato". O Alessio Tacchinardi, che ricorda: "Il primo flash in mente? Beh, la faccia del mister! Lippi l’unico che forse ci credeva. Ricordo che in quella settimana la squadra non si era allenata con la testa giusta perché si pensava che l’Inter avrebbe vinto. E invece Lippi seppe trasferire in noi le sue motivazioni feroci, mentre la società ci martellava tutti i giorni: “Non è finita, non è finita...”. Io in panchina, insieme ai compagni, faticavo a capire cosa stesse succedendo nella folle partita di Roma. Certo, sentivamo le urla dei tifosi e quando dissi: “Mister, adesso sono 4-2...”, lui mi rispose: “Come?”. E io: “In che senso? Prima dici che dobbiamo crederci e ora che faccia fai...”. Lippi rimase incredulo. La radiolina? Ce l’aveva Aldo Esposito, il fisioterapista solo che a un certo punto non andava più. Maresca a quel punto fece da filtro con i tifosi e noi ci chiedemmo cosa fosse accaduto guardando mezzo stadio che esultava, l’altro in silenzio e viceversa. Lo juventino più “folle” quel giorno? Conte, in assoluto. Tutti impazzimmo, però Antonio era molto, molto carico...".
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