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Marcello Lippi a 360°. L’ex c.t. della Nazionale italiana, rientrato dalla Cina, parla sulle pagine de La Gazzetta dello Sport.

ZANIOLO - “Improvvisamente è spuntato questo Zaniolo. Chi l’ha mai visto a quest’età uno così? Sta facendo cose fantastiche. Ho sentito parlare lui e la mamma, mi ha dato una grandissima sensazione di maturità. È pronto, non ha limiti. E poi Chiesa, Pellegrini, Cristante, Bernardeschi…”.

NAZIONALE - Paralleli tra la sua Nazionale e quella attuale? Lippi è sicuro: “Più di uno. Aggiungo: Mancini sta facendo meglio. Noi abbiamo vinto il Mondiale ed è stato meraviglioso, Mancini ha un bel problema: l’esagerazione di stranieri. L’Atalanta, squadra che amo, ne aveva 11 l’altro giorno. Soltanto la Roma schiera italiani, un po’ il Milan. Mancini gioca un calcio propositivo, aggressivo, d’attacco, internazionale con queste difficoltà. Basta fraseggi continui ed esasperanti: due o tre passaggi per sfuggire al pressing, poi verticalizzazioni di qualità”.

CHAMPIONS - “A questo punto non è più la qualità dei rivali che conta, ma la tua dimensione. Da come le squadre sono arrivate a questo appuntamento, faticando un po’, si capisce che c’è stata una programmazione. Quello che conta ora è la dimensione tecnica, tattica e psicologica, oltre alla condizione atletica”.

FAVORITE - “Ne dico quattro: Juve, Barcellona, Real Madrid e City. Sono le più forti. Non fatevi ingannare dal campionato, il Real è una macchina da Champions come il City una macchina da grandi partite. La Juve ha Ronaldo, non uno comune. Stupisce come si sia inserito, è uno dei due giocatori più decisivi al mondo. Prima di Allegri la Juve veniva dopo le favoritissime, ora è nel gruppo di chi può vincere sempre. Con Ronaldo può essere l’anno buono”.

DYBALA - Quando gli chiedono del numero 10 argentino “sacrificato” da Allegri al concetto di equilibrio, Lippi risponde: “Non si tratta di mettere in discussione nessuno, ma di ricordare che l’equilibrio è sempre la parola più importante nel calcio, più dei campioni. Una squadra deve essere equilibrata e l’allenatore non deve guardare in faccia a nessuno”.