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Il 18 aprile scorso, giorno del suo settantesimo compleanno,  avevo telefonato a Marcello Lippi per augurargli buona vita. Tra le altre cose, come amico e non come giornalista, gli avevo chiesto se per caso non provasse nostalgia per l’Italia e se non si fosse stancato dopo otto anni di vivere in Cina. La risposta era stata netta: "Guarda, caro, pur amando il mio Paese e in particolare Viareggio non credo sia possibile per nessuno rimpiangere in questo momento storico e sociale l’Italia. La Cina, poi, è un Paese davvero speciale e ti assicuro che qui mi trovo benissimo. La risposta, dunque, è no". 

Sono esattamente trascorsi sei mesi da quel dialogo e oggi, seppure con risalto relativo, alcuni quotidiani informano che Marcello Lippi ha annunciato ufficialmente alla Federazione cinese le sue dimissioni "irrevocabili" dopo aver portato a termine il suo lavoro per la Coppa Asiatica. A Pechino non l’hanno presa benissimo anche perché i massimi dirigenti calcistici di quel grande Paese avevano già pronto per il tecnico un nuovo contratto che avrebbe prolungato di altri quattro anni la permanenza di Marcello alla guida di un movimento sportivo e aziendale in permanente crescita esponenziale.

La notizia, inattesa e per certi versi sorprendente, arriva pochi gironi dopo il clamoroso taglio al vertice della Juventus operato direttamente dal presidente Andrea Agnelli con il congedo dato all’amministratore delegato Giuseppe Marotta. Una vicenda che, oltre la siepe delle reciproche dichiarazioni ufficiali, continua a mantenere lati oscuri o perlomeno indecifrabili. Qualcuno sostiene che a lacerare il telo nero oltre il quale è impossibile vedere la verità ci penseranno i giornalisti di "Report" con il loro servizio annunciato sul tema "Calcio e Mafia". Staremo a vedere e siamo molto curiosi di poterlo fare anche perché le inchieste della trasmissione inventata dalla Gabanelli non hanno mai sparato a vuoto o nel mucchio senza ragioni serie e precise.

Intanto l’impressione è che, in seguito all’ “affaire Marotta”, si sia creato un autentico effetto domino con assortite tessere in improvviso movimento manovrate dagli stessi protagonisti di questa vicenda. Marcello Lippi potrebbe far arte di questo teorema sul futuribile della nuova governance bianconera e  il suo disimpegno improvviso dalla realtà cinese potrebbe anche suggerire lo scenario di un suo ritorno in quella Casa Juventus per la quale lui è sempre stato un pilastro portante.

Non va dimenticato che Lippi, dal suo arrivo in bianconero in poi, è sempre stato  “politicamente” un “umbertiano” convinto e che l’attuale presidente Andrea il tecnico viareggino lo ha visto crescere da bambino a uomo. Una posizione che lo posizionerebbe schierato in maniera contrapposta a quella degli Elkann (Marotta godeva dei favori di John) i quali peraltro hanno negato allo stesso Andrea di coronare il suo sogno di sempre con l’ingresso in Ferrari dopo la scomparsa di Marchionne.

E’ vero che il presidente bianconero ha dichiarato di voler accanto a sé elementi bravi ma soprattutto giovani. Lippi non è certamente un giovane emergente. Ma Andrea Agnelli non è uno sprovveduto e sa perfettamente che per gestire al meglio incarichi di valenza superiore alla norma non occorrono “manager verdi” ma, possibilmente, autentici guru “evergreen”. Marcello Lippi possiede tutte le caratteristiche utili per rivestire un simile ruolo. E in più è garante di due valori aggiunti. E’ un “cuore bianconero” a tutti gli effetti. Rappresenta un “ponte” solido e certificato con quel mercato asiatico che Andrea Agnelli ha dichiarato di voler conquistare. Riportare Lippi a “casa”, dunque, non sarebbe davvero una cattiva idea.

Da Uva a Zidane: tutti i nomi circolati in ottica Juventus dopo l'addio di Marotta nella nostra gallery dedicata.