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La Ligue 1 ha chiuso i battenti, su direttiva del Primo Ministro Philippe, ed oggi ha decretato il Paris Saint-Germain campione di Francia. Alla base della decisione della federazione francese, c'è il calcolo dei punti medi fatti a partita, con i parigini che hanno legittimato anche con questo coefficiente il distacco dal Marsiglia secondo. Campionato chiuso, quindi, alla ventottesima giornata: una decisione drastica, che ha lasciato sicuramente attriti - il Tolosa, retrocesso, ha già avanzato ricorso - ma che è comunque stata presa. In Italia, incrociando le dita che non si debba arrivare a questa soluzione a prescindere, una decisione come quella presa dalla Ligue 1 sarebbe impossibile. 

Il perché, sostanzialmente, resta avvolto nel mistero. Repubblica ha rilanciato nei giorni scorsi come la Lega voglia evitare a tutti i costi l'assegnazione del titolo senza concludere il campionato, confidando ovviamente nella riapertura degli stadi, quanto meno per i soli giocatori. Sicuro, la Juventus stessa ha lasciato filtrare che preferirebbe vincerlo sul campo, ma le decisioni non sono inclinazioni, sono figlie della fermezza. E la fermezza, in questa circostanza, non sembra esserci. Perché davvero, sperando ancora di no, se si arrivasse alla soluzione ultima, il modello applicato dalla Ligue 1 risulterebbe l'unico percorribile (la Juve sarebbe prima anche guardando il coefficiente di punti). Oppure, si pensa alla non assegnazione, che ovviamente, resta l'alternativa. 

E la mente ritorna indietro, ovviamente al più vicino tra i precedenti, sebbene derivato da una situazione differente. Con la sentenza Calciopoli, infatti, non solo si sono percorse entrambe le strade (non assegnazione per il 2005 e Scudetto a tavolino all'Inter per il 2006), ma soprattutto non è stata dibattuta la questione. Non si è vista tutta questa impossibilità a farlo che si vede oggi. I maliziosi ci vedranno la congiura contro la Juve, gli ottimisti, invece, potrebbero pensare che si è fatto tesoro degli errori di allora. Eppure, le incongruenze sono tante, specialmente di fronte all'ineluttabile: bisognerà prendere una decisione, e andrà fatta con giustizia, non per sentimento.