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Esattamente dieci anni fa la Juventus di Didier Deschamps salutava la Serie B e veniva matematicamente promossa in Serie A, meno di un anno dopo la sentenza che aveva condannato i bianconeri a giocare nella serie cadetta a seguito dello scandalo calciopoli. Nicola Legrottaglie è uno dei pochi calciatori ad aver vissuto in prima persona tutto il percorso della società prima, dopo e durante l’era calciopoli. Ilbianconero.com lo ha contattato in esclusiva per conoscere da vicino la Juve dell’epoca ed i segreti della risalita del club che tra poco più di due settimane giocherà la seconda finale di Champions League degli ultimi tre anni.

Lei è uno dei pochi ad aver vissuto tutto il percorso della Juventus dagli anni precedenti a calciopoli fino all’avvento dell’era Conte. Che anni furono quelli passati a Torino e che aria si respirava dopo la retrocessione a tavolino?
“Negli anni precedenti a calciopoli c’era una grande Juve costruita per vincere tutto. Ovviamente la retrocessione ha abbassato il livello di questa grande società ma come ho sempre detto a volte queste cadute servono per diventare ancora più forti e credo che la grande forza della Juve all’epoca fu quella di bagnarci di umiltà che poi ha portato la Juve alla gloria. C’è da dire grazie a tutti quelli che in quel frangente hanno deciso di essere umili e costruire qualcosa che oggi sta toccando il massimo della realizzazione. La caduta è stata pesante ma la cosa importante è rialzarsi.”

Nello spogliatoio c’era la sensazione di aver vissuto un’ingiustizia?
“No, noi calciatori non ci siamo mai preoccupati se quelle sentenze fossero giuste oppure no. Abbiamo sempre pensato al campo e a vincere il campionato. Una volta raggiunta la A ci siamo concentrati sul raggiungimento di certi livelli. Ovviamente non si poteva farlo subito, c’era bisogno di tempo per costruire una squadra forte e importante.”

Dieci anni fa ad Arezzo arrivò la matematica promozione in Serie A. Quali furono le emozioni di quel giorno e quali furono le sensazioni nell’andare a giocare in campi come quelli della Serie B con la Juve?
“Siamo stati bravi ad immedesimarci subito in una realtà che non ci apparteneva. Senza questo spessore umano non saremmo arrivati dove è arrivata oggi la Juventus. I vari Nedved, Camoranesi, Chiellini, Del Piero, Trezeguet e Buffon sicuramente avevano questo tipo di spessore umano. Non ci preoccupavamo delle squadre perché ognuno contro di noi metteva il 300%. Le partite andavano vinte tutte, sul campo e sudando. A volte il livello tecnico era molto superiore e tante partite le abbiamo vinte facile ma non era semplice mettere assieme 87 punti con la penalizzazione. Sono bei ricordi che porteremo sempre dentro di noi come esperienza di vita importante.”

Nell’estate del 2006, quella della retrocessione, in molti se ne andarono. Lei aveva altre offerte? Pensò anche lei di lasciare la Juve o fu una decisione semplice restare?
“In quel periodo ero in una condizione particolare perché venivo dal prestito al Siena dopo aver avuto un’annata difficile alla Juve. Questo balza più all’occhio per giocatori come Nedved, Buffon e Del Piero che avevano un mercato diverso dal mio ma anche io nel mio piccolo avevo offerte dalla Serie A e avrei potuto andarmene. Quando mi fu proposto di tornare alla base avevo voglia di riscatto, volevo dimostrare a tutti i tifosi juventini che non ero un bluff e che c’era qualcosa di buono e così è stato. Per me è stato più semplice fare questa scelta.”

Il lavoro di Cobolli Gigli, Blanc e Secco fu ottimo perché permise alla Juve di tornare in Serie A ed in Champions League vincendo anche due partite contro il Real Madrid. Cosa è mancato a quella dirigenza per toccare le vette di quella attuale?
“E’ difficile da sapere ma posso dire che anche il lavoro di Blanc, Cobolli e Secco ha riportato la Juve ad un livello alto. Non ci dimentichiamo che siamo arrivati secondi e terzi in serie A. Il lavoro dei calciatori che hanno deciso di giocare in Serie B con la Juve è stato il terreno sul quale la Juve di oggi sta raccogliendo i frutti. Tutto ha un cordone ombelicale che unisce i due periodi ecco perché bisognerebbe ringraziare e rispettare tutti quelli che in questi dieci anni hanno permesso alla Juve di essere così vincente e si spera che questo venga riconosciuto da tutto l’ambiente.”