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Poco più di 10 ore, tra dibattimento e Camera di consiglio, per arrivare alla penalizzazione di 10 punti. Poco più di tre ore (dalle 10 alle 13:30), invece, per dare spazio alle ragioni prima dell’accusa e poi della difesa, nonché alle osservazioni della presidente della Corte federale d’appello, Ida Raiola. Come è andata? A raccontarlo è oggi Tuttosport.
 
Il dibattimento è cominciato con l’arringa accusatoria del procuratore federale Chiné. Con le sue parole ha provato a ribadire la colpevolezza di Pavel Nedved e degli altri sei membri del Cda Juventus. Riassumendo, la posizione era: non potevano non sapere come stava agendo il club.
 
Chiné parlava e tutti prendevano appunti, queste le reazioni a caldo: “L’accusa ha parlato mentre la presidente Raiola prendeva appunti e sotto lo sguardo sbigottito e incredulo dei legali bianconeri Maurizio Bellacosa, Davide Sangiorgio e Flavia Tortorella i quali (prendendo appunti pure loro) riscontravano che quell’ammanco causale lamentato dal Collegio di garanzia in merito alle condanne dei dirigenti senza delega, tale restava. Lo sbigottimento s’è fatto rabbia e incredulità allorché Chiné, passando ad argomentare in merito alla penalizzazione della Juventus, ha proposto un -11 giustificandolo con la necessità di dare una pena che fosse realmente afflittiva”.
 
Dopo Chiné ha preso la parola il legale difensore della Juventus, Bellacosa. Si è preso un’ora per la sua arringa dove ha sottolineato che sui componenti del Cda continuavano a non esserci prove di colpevolezza e responsabilità e che dunque la penalizzazione per la Juventus risultava spropositata. Lo era il -15 come lo sarebbe stato il -11.
 
In conclusione, la presidente ha bacchettato il procuratore federale: “L’udienza si è chiusa alle 13:30 circa. Non prima che la presidente Raiola, accanto ai suoi appunti, bacchettasse stizzita il procuratore Chiné: non ha agevolato il compito né del collegio né delle difese non fornendo delle memorie scritte”.