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Di sogni nel cassetto ne sarà rimasto qualcuno, magari con le orecchie più grandi nel normale. Però, Giorgio Chiellini, che oggi compie 35 anni e ancora riesce a surfare l'onda del momento da protagonista, nel cassetto delle soddisfazioni acquisite metterà anche questa giornata appena nata: a Villar Perosa, nella classica passerella con i trofei dell'annata, potrà dire di aver portato a casa uno scudetto da capitano e leader indiscutibile della Juventus. La storia parla per lui: non capita così spesso. 

LEADERSHIP - E la storia è franca e schietta: se non ne sei capace, se non hai quel grado di carisma che serve, alla fine puoi ritrovarti a essere inghiottito dai tuoi stessi desideri. Giorgio non ha mai avuto una testa calda: ha avuto però istinti crudi, ed è stato bravo a lasciarli sempre e solo in campo e a non portarli dietro, trascinandoli alle spalle della vita. E' diventato leader perché si è fatto sempre esempio: negli interventi, nel modo di affrontare gli avversari. Nel metterci la faccia, con la Juve e con la Nazionale, nei momenti in cui pure la speranza aveva smesso di bussare alla porta dei tifosi. Si è fatto carico di due, tre, quattro ripartenze: abbiamo perso il conto. L'avrà fatto pure lui, così concentrato sul presente e su quello che c'è da fare, che probabilmente neanche oggi si sarà guardato un attimo indietro per celebrarsi un istante. 

IL FUTURO - Trentacinque è una bella cifra. Sa raccontare tante storie. Ma la parte più divertente, ora, è capire quali direzioni prenderà il suo tempo. Ancora qualche stagione, poi una scrivania, difficilmente una panchina. Di sicuro, un ruolo di primo piano. Perché Chiellini, dottore in economia e commercio, perspicace com'è avrà studiato ogni sfaccettatura del mondo in cui sguazza e nuota da oltre vent'anni. Il pallone è la sua vita, e Torino è casa sua. Il connubio sembra perfetto, solo da sbocciare. La Juve non perderà l'occasione di rendere Chiello una diversa e nuova risorsa, dopo anni a rincorrere avversari.