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I dieci anni di carcere inflitti lo scorso maggio in primo appello ai quattro balordi che, armati di spray urticante, trasformarono Piazza San Carlo a Torino in una mortale trappola per topi sono fin pochi. Ci furono quasi duemila feriti, ma soprattutto in seguito alle complicazioni dei danni subiti morirono due giovani donne. Doveva essere, il 3 giugno di due anni fa, la festa per la Juventus. Finì in tragedia.

La scorsa settimana il tour musicale organizzato da Lorenzo Jovanotti (foto da Il Giornale) ha fatto tappa a Viareggio. La location era quella della spiaggia che si trova in Darsena. Quarantamila persone in prevendita e altre diecimila arrivate ai botteghini. Un mare di gente, insomma, per una Woodstock all’italiana che è durata dalla prima mattina sino alle sera tardi. Inutile dire che c’era legittima apprensione sia tra le forze dell’ordine e sia tra i rappresentanti del Comune di una città la quale dopo essere stata colpita a morte dal treno-bomba fatica a ritrovare la serenità.

Niente. Soltanto canti, baci, abbracci, sorrisi, sano divertimento e persino due matrimoni celebrati sul grande palco con il mare per sfondo. Non soltanto giovanissimi e ragazzi, ma anche tantissime persone già mature. Tutti insieme conquistati dal manifesto, semplice eppure profondo, suggerito da un artista certamente non d’essai ma capace di toccare il cuore e i sentimenti di ciascuno. Il giorno dopo, di prima mattina, il luogo dove cinquantamila persone avevano  fatto festa era uno spettacolo persino inatteso. Manco un mozzicone di sigaretta sulla spiaggia che era stata teatro di un raduno così oceanico. Merito di tutti. Degli spettatori, degli organizzatori, del servizio d’ordine e degli operatori comunali.

Il messaggio è preciso. Si può fare. Comportarsi in maniera civile ed educata prima durante e dopo un evento il quale, per sua natura potrebbe anche stimolare alla trasgressione o all’indifferenza verso le più elementari regole del vivere civile. Ne prendano atto le tribù del calcio le quali hanno il dovere di difendere in maniera concreta i luoghi dove esprimono la loro passione e che troppo spesso, oltre alle scene di inconcepibile violenza, vengono ridotti alla fine dello spettacolo come dei teatri  da dopo la battaglia o al pari delle latrine. Gli stadi tabù, insomma, per tutti coloro che cercano grane o cose peggiori. Come i quattro delinquenti di Piazza San Carlo.