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C'è chi crede, con perversa concezione, che il litigio sia espressione massima dell'amore. Il calcio però, non è un matrimonio, così, dopo il battibecco della scorsa domenica tra Maurizio Sarri e Cristiano Ronaldo, si è rinnovato il dibattito circa la "gestione" del campione portoghese. Una situazione complessa, specialmente perché - come si è detto spesso - CR7 funziona più come un'azienda che non come un calciatore qualsiasi. Memorabile, in tal senso, lo scandalo creato nel tour estivo dell'Asia, dove l'esclusione di Ronaldo in Corea ha provocato un incidente diplomatico tra la Juventus e la fanbase coreana non da poco. Quella però, era un'amichevole, una partita in cui lo stesso Ronaldo - a scanso di danni d'immagine - accetta sportivamente la panchina (anzi, forse un po' la desidera). Quando però il gioco si fa duro, ecco che CR7 non conosce logiche che non siano quelle del giocare: non lo fa per soldi, non solo almeno, né per gloria, lo fa solo per l'amore viscerale che ha verso il gol, prima ancora che verso il calcio. 

Vien così di conseguenza, che quel labiale galeotto che hanno provato a tradurre in tutte le lingue del mondo (come la Bibbia o Harry Potter), non sia che l'ultimo di una serie di scontri che Ronaldo ha avuto con i suoi allenatori precedenti. A partire da Sir Alex Ferguson, il tecnico che più di tutti ha saputo scalfire il cuore di ghiaccio di Ronaldo. United contro City, derby del 2009. CR7 chiude il primo tempo con un grande gol su punizione, ma ciò non risparmia Ferguson dal richiamare il portoghese in panchina. Ronaldo se ne va, ignorando l'allenatore scozzese e gettando a terra la tuta che gli porge il magazziniere. Nessuna guerra tra i due, ma per CR7 solo il rimpianto di non aver segnato ancora un gol in maglia Reds: quello, infatti, sarà l'ultimo prima del passaggio al Real. 

In terra spagnola, Ronaldo ha avuto due grandi amori in panchina, ovvero Carlo Ancelotti e Zinedine Zidane. Quest'ultimo, addirittura, si è potuto pure permettere di sostituirlo senza che Ronaldo gli riservasse neppure un'occhiata storta. Differente, invece, il rapporto con Rafa Benitez: "​Lui non cercava solo di spiegarmi come calciare le punizioni - ha detto tempo fa CR7 del tecnico spagnolo - ma anche come calciare, dribblare... Cosa dovevo rispondergli? Gli dicevo "ok va bene"". Parole che dipingono un rapporto mai sbocciato e che, guarda caso, trova conferma nei soli quattro mesi di permanenza dell'ex Liverpool sulla panchina madridista. Screzi privati e pubblici, quindi, a dimostrazione che quando qualcosa non va, Ronaldo non te lo manda certo a dire. Ora, lontani dal pensare che la lite con Sarri sia l'anticamera per qualche cosa di più drastico (il rendimento di squadra da ragione al tecnico), ma sicuramente delinea come il rapporto con l'altro, per CR7, sia qualcosa di complicato da gestire. Che ti chiami Ferguson o meno, se Ronaldo ha la sensazione di aver perso il controllo su se stesso, sulla squadra o sulla partita, rischia di avere reazioni talvolta sopra le righe: da un campione si può sopportare?