2
Un lungo elenco di ricatti e pressioni, di vere minacce. Alberto Pairetto, dirigente della Juventus incaricato di curare i rapporti con la tifoseria, ha testimoniato nell'inchiesta 'Last Banner'. Come raccontato da Repubblica, fu lo stesso Pairetto a denunciare le pressioni degli ultras: "Ho ricevuto pressioni dai capi ultrà affinché venissero concessi loro dei favori. Se non avessimo accettato avrebbero causato gravi problemi alla società con le loro proteste", le sue dichiarazioni durante le indagini alla digos e al PM Chiara Maina, che l'ha oggi convocato in aula per essere ascoltato al processo in cui la Juventus è parte offesa. 

MALCONTENTO - Fu Pairetto a dare la comunicazione ai capi ultras il 7 giugno in una riunione all'interno dello Stadium: rivelò che sarebbero stati tolti 25 biglietti omaggio per gli striscionisti di ciascun gruppo. "Ci fu malcontento, dissero ‘questa cosa non va bene, vuol dire tagliarci fuori, vuol dire che dobbiamo tornare ai vecchi metodi. Ero molto preoccupato - le sue parole - Quello che temevo si è poi puntualmente verificato". Cosa? Che si ripetesse, nell'annata 2016-2017, a gennaio e febbraio, quando erano iniziate le problematiche con i Viking quando non avevano potuto esporre uno striscione in curva. La tifoseria, all'epoca, aveva protestato prima di una gara della Juve, chiudendo il settore e impedendo che gli altri tifosi potessero andare lì. "Perché fosse visibile la loro protesta, poi la questura era intervenuta e aveva emanato un dasp per alcune persone". Ma cosa temeva, Pairetto, in sostanza? "Proteste di striscioni contro la società, cori che potessero portare alla squalifica dal campo, e più in generale ripercussioni che avrebbero potuto portare a proteste di ordine pubblico e anche sanzioni alla Juventus”. A quel punto, gli ultras chiesero di avere "borsoni con palloni e maglie, inviti alle feste come quella di Natale o per la vittoria dello scudetto. Dissi che non era possibile”.

LE RITORSIONI - "Si sentivano i padroni della curva, come se fossero a casa loro. Subito dopo la campagna di rinnovo degli abbonamenti i cui prezzi erano molto rincarati, il 29 giugno, iniziarono le prime proteste. Striscioni apparvero per tutta la città e non solo, erano molto pesanti e offensivi non solo contro la Juventus ma anche contro il presidente Andrea Agnelli. Erano di stampo razzista. La vera manifestazione del malcontento contro società avvenne a partire dall’inizio del campionato”, ancora le parole di Pairetto. Che continua sulle proteste: "A Juve- Lazio la curva è muta, non tifa, Idem contro il Sassuolo: la curva rimane muta per 80 minuti, cantano solo ultimi 10 minuti, la Juventus viene poi sanzionata per 15 mila euro per i cori "territoriali" che sono stati pronunciati. A Napoli si tocca l’apice: cantano solo al 39esimo del secondo tempo e solo cori territoriali e razzisti che portano alla squalifica della curva sud per due giornate". Infine, l'episodio di Berna: "A Berna tentano di entrare allo stadio senza biglietto, dopo aver fatto in corteo dalla piazza principale fino allo stadio lanciando fumogeni, petardi e bombe carta".