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Lunga e bella intervista a Lapo Elkann, che si racconta a La Gazzetta dello Sport

MOMENTI DIFFICILI - "Bisogna essere creativi? Assolutamente sì, gli italiani in questo non sono secondi a nessuno. Già il termine creatività ha nel suo interno due parole: creare e attività. Pensare e fare. Gli italiani sono in grado di inventare qualsiasi cosa. Basti pensare a quei ragazzi che da una maschera da sub hanno ricavato un respiratore. Ma sono tantissime le persone che si sono ingegnate per aiutare il Paese. Io ringrazio chi sta dando anche piccoli contributi, soprattutto le persone meno agiate. Sono atti di cuore. Il popolo italiano è meraviglioso e generoso. Io sono altamente patriottico e ancora di più in questi momenti. Credo che l’Italia abbia la forza e la capacità per combattere e tornare ad essere il gioiello dell’Europa. Ma abbiamo anche bisogno dell’Europa perché solo uniti supereremo questa pandemia. Abbiamo vissute guerre mondiali e catastrofi naturali ma ne siamo sempre usciti. Sono orgoglioso di essere italiano, dimostreremo pure in questa situazione quanto valiamo. Non sono né un finanziere, né un economista, né un politico, ma penso che le caratteristiche tipiche del nostro popolo possano ridare slancio all’Europa: la nostra intelligenza, inventiva, umanità, generosità e capacità nei momenti duri di tirare fuori carattere, unità e orgoglio. Lo dice la nostra storia politica, culturale e anche sportiva. Sarebbe bello che accanto alle task force create dal governo ce ne fosse una fatta da creativi ed esperti di marketing e comunicazione che, al momento opportuno, aiutasse l'italia a riconquistare il posto che merita di avere nel mondo".

IN EUROPA E IN ITALIA - "Più che fastidiose, inopportune, perché la realtà dei fatti è che si vince solo uniti e compatti. Ci sono Paesi all’interno dell’Europa che in questa fase non sono costruttivi e mi augurerei di vederli più solidali verso Paesi che hanno più difficoltà, come l’Italia, la Spagna o il Portogallo. Farebbero bene ad essere più umani e più aperti perché, ci auguriamo di no, ma in certe difficoltà più pesanti possono finirci tutti, anche chi oggi punta il dito".

COME NE USCIREMO - "Io ho una sensazione positiva: questo Covid ci ha portato una mancanza di emotività e di affetti. Io non ho potuto abbracciare i miei fratelli, i nipoti, i familiari, le persone care... Credo avremo una gran voglia di quei piccoli gesti che davamo per scontati e di cui ora sentiamo nostalgia e bisogno. Tornerà l’affetto vero e non quello via Facetime o Whatsapp. Gli strumenti digitali sono stati fondamentali ma ritrovare i propri affetti e poter esprimere la nostra vicinanza fisica sarà la prima forma di vittoria".

SITUAZIONE ECONOMICA - "Rispondo con grande umiltà non essendo un esperto di questa materia così complessa. Mi immagino tante difficoltà: c’è chi non avrà lavoro, piccoli, medi imprenditori e negozianti saranno costretti a chiudere o a ridimensionarsi... Ma uniti ci si potrà aiutare. Per questo dico che persone come me, nate nel privilegio e nella fortuna, oggi hanno il dovere di aiutare il prossimo e dare indietro, attraverso idee o iniziative, quello che la vita gli ha riservato di buono. Lo sento nel cuore. Non c’è nulla di più bello di aiutare gli altri e il Paese mettendo da parte l’ego e lavorando insieme. Giocando di squadra".

GIOCO DI SQUADRA - "Qualunque esempio sportivo potrebbe sembrare fuori luogo ma dico la Nazionale del 2006. Dobbiamo trasformarci in una Nazionale. Non ci sono le divisioni e i singoli club: esiste una sola squadra e una sola maglia. Uniti, compatti, coesi. Adesso e ancora di più quando ci sarà la ripartenza"

RIPARTENZE - "Non ho difficoltà ad ammetterlo, nella vita ho avuto più di un momento difficile. Ma dico che ciò che non ti uccide ti rende più forte. Purtroppo per il Covid 19 sono morte tante persone e faccio le condoglianze a chi ha perso i propri cari, ma questa battaglia ci renderà più forti, e capaci di costruire un mondo con dei valori migliori. Questa deve essere una lezione: non di cinismo con ogni Paese che diventa nazionalista e si chiude, ma di apertura in cui i Paesi collaborano. Ricostruzione e ripartenza: ci vorrà un turbo come motore. Magari chiederemo alla Ferrari se ce ne presta uno suo".

LO SPORT - "Lo sport mi manca da morire. Mi manca vedere Bebe Vio vincere, la Pellegrini andare alle Olimpiadi, Valentino correre nella MotoGP, Leclerc trionfare come a Monza, non vedere Dybala, Higuain e Ronaldo, in una partita ardua e difficile come quelle contro l’Inter, mi manca non vedere la nostra Nazionale agli Europei. Mi manca lo sport a 360 gradi. Perché dà energia, positività, passione, unione. Torneremo la domenica a vedere la partita o la Formula 1, riprenderemo e a prenderci in giro al bar e a discutere e commentare dopo aver letto la Gazzetta dello Sport, che resta la mia prima lettura quotidiana. Torneremo alla normalità e grazie alla nostra creatività, intraprendenza e fantasia renderemo questa normalità più bella di prima".