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Nessuno shock. L'annuncio, seppur a sorpresa, dato da Marotta della sua prossima separazione, dopo 8 anni, dalla Juventus non mi ha affatto sconvolto. E devo dirvi che non sono nemmeno preoccupato, perché alla Juve sapranno sopravvivere anche senza di lui.
Penso non lo siano nemmeno tanti juventini, dei quali ricordo bene, in queste 8 stagioni, critiche e perplessità espresse sui social riguardo al Direttore Generale con delega di AD per la parte attinente ai contratti dell'area sportiva (chiariamolo bene questo, perché in questi giorni è stata fatta una gigantesca confusione sui ruoli). Troppo attendista nella chiusura delle trattative, che magari poi sfumavano, poco abile nella cessione dei giocatori, erano alcune delle accuse più frequenti.
Mi sarei seriamente preoccupato, invece, se ad andar via, fosse stato Fabio Paratici. L'uomo, tanto per capirci, che scoprì Pogba e che ha portato Cristiano Ronaldo. Ecco, uno come lui, scopritore di talenti e amico dei più importanti procuratori del mondo, sarebbe stato difficilmente rimpiazzabile.

Marotta no. Perché, a mio parere, saprà anche far bene di calcolo, ma nel calcio oltre ai conti da tenere in ordine (ed è importantissimo) ci sono i giocatori, e sono loro quelli che poi ti permettono di vincere. In questo senso lui per 8 anni ha saputo sfruttare alla grande il fattore Paratici, suo amico e consulente personale, e grazie al lavoro di sherpa di Fabio appuntarsi sul petto tante medaglie.
Dalla fine di ottobre non farà più parte del CDA bianconero, per scelta ponderata della società, decisa ad operare un restyling del management interno, come lo stesso Marotta ha comunicato, e Agnelli confermato. Andrea ha dichiarato di voler fare della Juventus FC uno dei club più importanti al mondo, e per riuscirci ritiene di non doversi più avvalere di manager vecchia scuola, conservatori e dai metodi antichi, ma di giovani bravi, fidati ed aggressivi. Una generazione più votata e pronta alle sfide del football moderno.
Quindi, Marotta grazie di tutto e ciao ciao.


Senza nemmeno troppi convenevoli, perché il rapporto era meno idilliaco del percepito esterno. Fosse stata una scelta consensuale, l'annuncio della separazione sarebbe stata data insieme, dal club e Marotta, magari con una conferenza stampa, fatta all'inizio della stagione e non a pochi giorni dalla scelta dei candidati del nuovo CDA. Invece a Marotta è stato permesso di fare questa comunicazione in totale solitudine, dicendo che non andrà in FIGC ma di sicuro in un altro club a partire dalla prossima stagione.
E questo è il punto, anzi, uno dei motivi che hanno determinato il divorzio.
I bisbigli raccolti alla Continassa dicono infatti che Marotta avrebbe intrattenuto già nei mesi scorsi dei contatti con altri club (gli indizi porterebbero alle due milanesi) e la cosa non sia stata gradita da Agnelli. Al quale non sarebbe nemmeno piaciuto il modo in cui sono state condotte da Marotta le cessioni di Pogba e Higuain, la sua totale contrarietà all'acquisto di Ronaldo, la gestione dei rapporti con gli ultras (i quali infatti, nella gara con lo Young Boys, gli hanno tributato dei cori, nonostante perseverino da settimane col loro sciopero del tifo) e, da ultimo, sembrerebbe pure qualche screzio con dei procuratori in sede di rinnovo contrattuale dei loro assistiti. Tanta roba.
Ma soprattutto, ciò che Agnelli avrebbe digerito di meno, sarebbero state le trattative sottotraccia con Milan prima e Inter poi, che infatti adesso stanno pian piano affiorando. Flirt dettati, probabilmente, proprio dal malcontento di Marotta stesso nei confronti delle politiche societarie. Quando però Agnelli lo ha scoperto, lo ha scaricato. Marotta lo ha capito, ed ha dato l'annuncio.

Paratici stavolta non lo seguirà, anche perché - giustamente - otterrà una meritata promozione, così come Nedved acquisirà più poteri, non ci sarà - almeno momentaneamente - un nuovo Ad (legalmente è possibile) e si andrà avanti lo stesso. “Sarà dura senza Marotta, ma ce la faremo”, ha dichiarato Pavel.
Diplomazia a parte, la Juve ce la farà di sicuro. Anzi, farà ancora meglio.
Grazie di tutto, Beppe.