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Sarri alla Juve è la scommessa più affascinante del nuovo anno, forse dell'ultimo decennio, perché l'allenatore del Chelsea è l'anti-juventino per eccellenza. Molti dicono: perché indossa la tuta anziché la giacca e la cravatta. Anche per questo, certo, ma in fondo si tratta di un dettaglio. Apparenza, esteriorità.

 

Ci sono altre questioni ben più importanti e profonde che dividono Maurizio dal club bianconero. Una è filosofica, quasi... morale: a Sarri la Juve non è mai piaciuta, e in genere non gli sono mai andate a genio le società potenti, “quelle con la maglia a strisce” le ha chiamate più di una volta. Le ha sempre viste come privilegiate, forse favorite dal Palazzo. E poi c'è la questione tattica. Qui tra lui, Sarri, e lei, la Juve, c'è davvero un mondo di differenza.

 

La Juve ha sempre avuto allenatori che hanno privilegiato il risultato a dispetto del gioco. Quasi sempre, per la verità. Nel 1990, nel tentativo di emulare il Milan spettacolo di Sacchi, i bianconeri puntarono su un allenatore che giocava (così dicevano) il “calcio champagne” con il Bologna, Gigi Maifredi. L'esperienza, più che negativa, fu traumatizzante: durò una stagione, poi richiamarono Trapattoni, il re del pragmatismo, e cacciarono anche i dirigenti che avevano intrapreso quella strada improvvida, a cominciare da Montezemolo.

 

Il motto (un po' triste) della Juve, del resto, è sempre stato: vincere non è importante, è l'unica cosa che conta. Così sono arrivati Lippi e Capello, Conte e Allegri, tecnici straordinari soprattutto per concretezza benché qualcuno di loro (in particolare Lippi e Conte) abbiano offerto anche spaccati di spettacolo assoluto. Ma perché era un mezzo per raggiungere il fine: la vittoria.

 

Adesso, con Sarri, si va incontro a un'avventura totalmente nuova: la Juve nelle mani di un anti-juventino. Anzi, dell'anti-juventino più schierato che ci sia. Sarà un nuovo Maifredi? Difficile, quasi impossibile. Anche perché quella squadra bianconera era decisamente peggiore del Milan di Sacchi per qualità degli interpreti, nonostante Baggio. Il rischio per la Juve, però, c'è anche stavolta. Perché con Sarri non conterà solo vincere, ma anche come le vittorie arriveranno.

@steagresti