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"Addio Simoni, signore del calcio: denunciò lo strapotere della Juve". Con queste parole, il quotidiano napoletano Il Mattino ha voluto commemorare sulla propria prima pagina la scomparsa di Gigi Simoni, ex allenatore anche dell'Inter che, contro i bianconeri, si è sportivamente scontrato nella sua esperienza nerazzurra. Un immagine, quella dell'anti juventino, che non rende onore alla carriera di un professionista: come può essere una qualità, essere ritenuti "anti qualcosa"? Anti-razzisti, forse. Anti-omofobi, anche. Ma certo, la Juve non rappresenta uno dei mali del mondo, per cui bisogna schierarsi contro e divenire famosi per ciò. Pertanto, ancora una volta, nel dibattito pubblico si è persa occasione per non strumentalizzare un fatto di cronaca e gettare ombre, ancora, sulla Juventus. 

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Perché Gigi Simoni è stato tanto altro, per questo ha lasciato l'impronta nella memoria collettiva di chi segue il calcio. E' stato un allenatore che ha fatto la gavetta, che si è sudato, promozione dopo promozione, la possibilità di stare al vertice del calcio italiano. Eppure, la pratica di identificare qualcuno solo per le posizioni prese di contro alla Juventus, è diventata una pratica diffusa, quasi come se la Juventus rappresentasse il Sistema e non una parte di esso. A stemperare gli animi, tra l'altro, ci ha provato anche Luciano Moggi, che ha rivelato su Twitter come sia stato lui stesso a consigliarlo a Moratti, per guidare l'Inter di Ronaldo. Insomma, almeno nel momento più delicato, forse sarebbe meglio evitare di utilizzare la polemica come principale mezzo di comunicazione, specialmente quanto questa stessa polemica vien presa per i capelli, esasperata fino a sembrare, appunto, sterile.