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Sarebbe bello se il nuovo corso Arrivabene, così come viene rimarcato oggi, riuscisse a collegarsi al vecchio corso Marotta. Copiarlo no, ripeterlo nemmeno perché i calchi nella storia, nel tempo, sono impossibili.

Ma in una cosa, almeno, la lezione di Marotta dovrebbe essere esemplare: i piedi per terra. Non a caso la strategia comunicativa della Juventus, avvallata dallo stesso Arrivabene già  “multinazionale” uomo di marketing, è stata fin dal suo arrivo in bianconero quella di presentarsi all’ insegna dell’ordine e procedere dietro le quinte verso un cambiamento di rotta, forse non lontano da una linea di marottiano realismo. Non solo per i conti, anche per il mercato, probabilmente per qualcosa di più. Un atteggiamento, un modo d’essere, un’impostazione generale che vada in senso opposto a quanto visto negli ultimi 3 anni.

Sì, Arrivabene sembrerebbe essere uno di quei procuratori che l’imperatore romano mandava a governare i territori lontani e difficili. Se si passa il paragone, l’Imperatore è John Elkann, il Procurator Augusti Maurizio Arrivabene, giunto in un’ importante provincia dell’ Impero Exor (la Juventus) con uno scopo preciso, prima di tutto non strettamente sportivo. Non è stato mandato lì per vincere il decimo scudetto o la prossima Champions, bensì per ridare ordine a una provincia che cominciava a comportarsi da regno separato, con un sovrano e alcuni sudditi troppo dediti all’ avventura, inclini a dimenticarsi che erano, a loro volta, dipendenti.

Il Procuratore Augusti Arrivabene è, in sintesi, il tutore di Andrea Agnelli e di quei “ragazzi” scapestrati che credevano, una volta liberati dai lacci di Marotta, di avere il mondo in mano. Invece quel mondo ha cominciato a rotolare fuori dal loro controllo, facendosi beffe d’un decisionismo last minute. I cambi di allenatore improvvisati, le campagne acquisti, i procuratori mefistofelici, le toppe in affanno in  un mercato giocato all’impronta come in una partita di poker, i “buchi” economici. Tutto questo, forse sarebbe potuto rimanere (come succede  nel mondo del calcio e non solo) nascosto sotto il tappeto, in presenza di risultati. Ma in assenza di quest’ultimi i bluff o le scommesse, alla fine sono state viste da qualcuno.

E’ probabile che la goccia capace di far traboccare il vaso d’una gestione allegra e corsara, senza più il pavido vecchio, intento a frenarla (Marotta) sia stata la questione delle plusvalenze e dei parametri zero, frutto d’una bulimia troppo avida e inconcludente. Ma c’è di più. Ovvero la strategia, la programmazione sovvertite dal rischio, dall’avventura e talvolta dall’improvvisazione creativa. Il “giovane” Pirlo promosso di colpo generale, senza aver mai comandato nemmeno un plotone; Sarri voluto a tutti i costi, in una settimana, per il bel gioco, perché aveva vinto un Uefa, quando bastava chiedere informazioni al Chelsea. E poi i parametri zero a stipendi esorbitanti per accertati “campioni” della panchina o dell’ infermeria; la furbata tecnica di scambiare due giocatori che s’incontravano nel medesimo punto grigio (per ragioni diverse: uno in discesa, l’altro mai davvero decollato) della mediocrità. Ovvero Pjanic e Arthur

Errori? Certo, chi non li fa? Ma questi, però, in tre anni erano diventati un incontrollabile sistema. Ora, Qualcuno ha chiesto a Arrivabene, non  i trofei, la gloria, lo scudetto, le coppe…ma il ritorno a un sistema controllabile.