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Il senno di poi è un condizionale mancato: ha un valore quasi metaforico, per nulla concreto. Nessuno può realmente immaginare cosa sarebbe stato, non per questo quei due, tre dettagli sfuggono dalla legge delle intuizioni. Ecco, andiamo diretti: cosa sarebbe successo se due anni fa, mentre la Juve provava a sbloccare Sarri, Agnelli si fosse convinto a ridare un'occasione ad Antonio Conte? Cosa sarebbe successo se lo smacco del 2014 non si fosse rivelato troppo forte, troppo duro da digerire, ancora un piccolo incendio nel cuore del club bianconero? Probabilmente, non la distruzione di queste due stagioni di scelte decise fuori dal campo e di totale indecisione all'interno del rettangolo verde. 

Sì, e qualcuno lo ricorderà, Antonio Conte era pronto a tornare. Chiusa l'avventura al Chelsea, dopo un inverno di contatti con vari club italiani, aveva maturato la decisione di rientrare in Italia. Ci aveva provato la Roma, si era informato il Napoli, aveva poi preso contatti l'Inter: con la dirigenza nerazzurra il feeling era stato immediato, le proiezioni erano quelle di un club enorme e nell'immediato pronto a investire. E la Juve? Conte, che a Torino continua ad avere casa e famiglia, continuava a sperare. Quando è stato sollevato dall'incarico Max Allegri, a un certo punto ha iniziato a crederci.

Decisione dall'alto: la Juventus non torna mai sui suoi passi. Conte va all'Inter e, dopo un anno di purgatorio travestito da secondo posto, in poco più di venti mesi si sbarazza della versione 'Pazza' nerazzurra e trasforma i suoi uomini in soldati pronti alla battaglia. Perché questo è l'effetto che fa, l'uragano Conte. Arriva, sconvolge, vince, lascia il segno. Due anni fa, i bianconeri avevano esattamente bisogno di questo: di rimettersi in riga. Non riprenderlo è stato l'errore più grande dell'era Agnelli?